SE L’AMORE “SI INCASTRA”
… Lui fuggiva e lei lo inseguiva; poi lui tornava e lei lo riprendeva e per un po’ le cose sembravano stabili. Ma l’equilibrio era così fragile che il tiro alla fune ricominciava molto presto, alla ricerca di un nuovo equilibrio che, però, non giungeva mail. Stranamente, la corda resisteva; più che una fune, infatti, sembrava un elastico in grado di allungarsi all’infinito e diventare poi piccolissimo, senza mai spezzarsi, senza che i due che lo tiravano fossero in grado di separarsi definitivamente, andando ognuno per la sua strada. Era un elastico che li teneva legati, nonostante oscillazioni e distanze, nonostante strattoni e strappi. Rimanevano sempre lì, come sospesi in un tempo tutto loro, ciclico, per così dire, in cui il passato somigliava al presente e il futuro era come se non esistesse affatto. Era una relazione romantica la loro o soltanto una prova di forza e di resistenza? Era una storia d’amore o una guerra senza vincitori né vinti? Se l’erano chiesto entrambi più volte, riproponendosi di “mollare” quella fune che sembrava incollata alle mani, ma non gli riusciva. Quasi un sortilegio li tenesse avvinghiati per sempre.
Gli incastri di coppia nelle relazioni disfunzionali
È facilmente intuibile che in un legame di coppia, sentimentale e relazionale, quello che accade non appena si intreccia il rapporto è che entrano in gioco tutte le parti più profonde di entrambi i partner, come bisogni, paure, desideri, aspettative. Non di tutto questo “mondo” emotivo che ci portiamo dietro e che “rovesciamo” nella nostra storia romantica siamo consapevoli; per esempio, spesso non siamo coscienti dei “modelli relazionali” che attiviamo tutte le volte che intrecciamo una relazione amorosa e che hanno origine nel nostro lontano passato.
Se i due membri di una coppia non hanno raggiunto una certa stabilità emotiva, possono aver sviluppato una “immaturità affettiva disfunzionale” che si ripercuote nella storia d’amore.
Nello sviluppo emotivo del bambino possono essere molteplici le situazioni familiari in grado di causare traumi relazionali di cui l’individuo può essere inconsapevole, ma che possono condurre a una mancanza di genuina apertura all’altro, a mancanza di fiducia (in sé stessi, nel partner, nella relazione ecc.), a paura abbandonica, gelosia ossessiva, bisogno compulsivo di controllo ecc. In questi casi, ciò che viene a mancare è una sufficiente vicinanza emotiva, reale al proprio partner, perché presi nel gorgo dei propri demoni interiori.
Se le prime relazioni con i caregiver di riferimento non sono state sufficientemente adeguate nel riconoscimento effettivo dei bisogni, delle paure, dei desideri, ma anche delle peculiarità del bambino, egli crescerà con l’idea (non sempre esplicitata a se stesso) di non essere abbastanza e da adulto potrebbe instaurare rapporti di coppia fondati sulle dinamiche dipendenza-evitamento, proprio a causa del suo bisogno di essere riconosciuto e visto nel suo essere se stesso, unico e irripetibile, diverso dai genitori che l’hanno messo al mondo.
“Perché i partner sbagliati capitano tutti a me?”, “Perché le mie storie romantiche generano soltanto sofferenza?”, quante volte abbiamo detto/sentito frasi come queste, dettate dal dolore ma anche dalla frustrazione di non vedere mai un cambiamento? Se spesso frettolosamente siamo inclini a bollare queste lamentele come “vittimistiche”, è vero, invece, che molte volte esse sottendono una sottile verità: l’incastro di coppia, persone con un vissuto simile di mancanza di riconoscimento da parte delle figure di riferimento durante l’infanzia possono sviluppare un incastro di coppia all’interno di una dinamica dominata dalla dipendenza affettiva e dall’evitamento. Un partner è così il polo sfuggente, insofferente, incapace di mostrare e offrire affetto e vicinanza emotiva, fugge, si nega, dona “briciole”; l’altro partner è, invece, ossessionato dall’oggetto del suo amore, cerca continuamente una vicinanza, insegue, sfida la distanza, fa di tutto per attirare l’attenzione di quello che sfugge, che elude. Si forma l’”elastico”, un tiro alla fune che nessuno è in grado di vincere, un circolo vizioso che i due membri della coppia sono incapaci di spezzare definitivamente perché fondato su remoti modelli infantili fatti propri e che si ripropongono continuamente. L’incastro di coppia è, a suo modo, “perfetto”, ma, naturalmente, disfunzionale e creatore di sofferenza, frustrazione e insoddisfazione. Inoltre, questo tipo cdi rapporti non è “evolutivo” e la coppia si trova congelata in un eterno istante che non ha passato, né futuro.
Che fare?
Voler cambiare le proprie dinamiche relazionali è il primo passo per recuperare il proprio benessere, poi è auspicabile rivolgersi a un terapeuta formato nelle dipendenze affettive e nei rapporti di coppia disfunzionali, per rintracciare le origini del disequilibrio emotivo. Esistono trattamenti individuali, di coppia e di gruppo molto efficaci per spezzare il circolo della dipendenza, tra cui il metodo Dipendiamo®, ideato e studiato dalla Dott.ssa Maria Chiara Gritti.
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Riferimenti bibliografici:
Borgioni, M., (2022). Eco, narciso e le figure della dipendenza affettiva. Roma: Alpes
Borgioni, M., (2015). Dipendenza e controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota. Roma: Alpes
Calcinai, B. & Savelli, L., (2024). Quando l’amore non basta. Le relazioni tra danno e cura. Roma: Alpes
Gritti, M.C.,”Dipendiamo. Un trattamento sistemico di gruppo per la cura della dipendenza affettiva”, Milano: FrancoAngeli, doi: 10.3280/TF2018-117004.
Perrone, V. (2014), Psicopatologia delle relazioni di coppia: gli “incastri perfetti”. «Mente e Cura», n. doppio2013 – 2014, pp. 168-181.
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