Le famiglie con un membro psicosomatico
Le famiglie di un membro con disturbo psicosomatico
Con il termine somatizzazione ci riferiamo al rapporto tra mente e corpo. Più il bambino è piccolo e più il suo disagio sarà veicolato da sintomi somatici.
I sintomi più frequentemente riconosciuti come psicosomatici sono: tic, enuresi, balbuzie, obesità, anoressia, gastrite, colite, ulcera, diabete, asma, dermatiti, alimentazione selettiva, disturbi della minzione, enuresi, encopresi ecc. Il sintomo può scomparire in una forma per poi riaffacciarsi in altre.
Cosa rappresenta il sintomo del bambino?
La risposta ad uno stato di sofferenza emotiva determinata dal mancato incontro dei suoi bisogni con le risposte dell’ambiente familiare e sociale. Sintomi uguali possono rispondere a situazioni stressanti diverse (equifinalità) e sintomi diversi possono rispondere alla stessa causa stressante (multifinalità) (Montecchi, 1991).
In età pediatrica il sintomo può rappresentare una normale espressività del processo di sviluppo, che poi scompare, come ad esempio, le balbuzie attorno ai 2/3 anni.
Il sintomo somatico assume un significato quando è estraneo al momento evolutivo, è rigidamente presente, persistente e disturbante la vita quotidiana della famiglia.
E’ auspicabile fin dall’inizio escludere cause organiche e procedere attraverso un lavoro di rete, tra medico e psicologo per supportare e sostenere il bambino e la sua famiglia.
Come può essere la famiglia di un membro psicosomatico?
I genitori sono attenti e presenti concretamente, ma poco accessibili da un punto di vista emotivo. Spesso il conflitto è negato e la separazione non è tollerata, è un evento emotivo, traumatico.
Il bambino ha imparato che nella sua famiglia non è possibile esprimere dolore liberamente, ma solo attraverso un organo che parla.
Il dolore inesprimibile opera una scissione tra il pensiero ed emozione e quello che non può essere sentito, non può essere pensato.
Il bambino dovrà essere aiutato ad esprimere la sofferenza che prova, a riconoscere l’emozione e a riuscire a controllarla
Anche i genitori dovranno essere aiutati e rintracciare i loro nodi di non elaborazione di emozioni importanti avvenute a seguito di eventi di vita determinanti (lutti, angosce rimosse, legami troncati ecc.)
Le “relazioni e le dinamiche familiari diventano un campo di coltura della guarigione” (Mignani, 2009).
E la famiglia diventa la più grande ed importante risorsa.
La terapia familiare cura le relazioni.
Silvia Miniati, Terapia Familiare, n 91, 2009.