Disturbo da alimentazione incontrollata negli adulti
Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder)
In Italia è diffuso tra la 0,7 ed il 4,6 % della popolazione, soprattutto tra le giovani donne. Si caratterizza per frequenti abbuffate, a cui però non seguono condotte compensatorie (no esercizio fisico, no digiuno, no comportamenti di eliminazione).
È un disturbo di confine, diverso dalla bulimia nervosa.
I comportamenti manifesti, oltre che le abbuffate, sono:
– mangiare molto velocemente
– mangiare fino a sentirsi scoppiare
– mangiare per riempirsi anche se non si ha fame
– mangiare da soli per l’imbarazzo
– sentirsi in colpa subito dopo.
A seconda del numero di abbuffate settimanali (e giornaliere) il disturbo varia di intensità e di gravità.
Il cibo per le abbuffate viene scelto molto prima che esse avvengano, facendo la spesa. Il
Bed sa già che si abbufferà del prodotto, che viene scelto con cura:
– cibi croccanti che prevedono masticazione, se l’individuo ansia;
– cibi dolci, se prova tristezza.
Inizialmente le abbuffate non sono preoccupanti per la persona, non costituiscono un segnale di disfunzione; iniziano ad esserlo quando il peso corporeo aumenta in modo esagerato; a quel punto l’individuo si rivolge a un nutrizionista per ottenere una dieta, in cui puntualmente fallisce.
Perché?
– il cibo per i Bed è un alleato non un nemico;
– l’individuo vorrebbe continuare ad abbuffarsi, ma senza patirne le conseguenze.
l’abbuffata è positiva, perché placa momentaneamente l’emozione che si cela dietro a essa, di cui il Bed non ha cognizione;
– dopo l ‘abbuffata subentra un sentimento negativo, i soggetti si sentono in colpa e sono tristi.
Questo è il ciclo: disagio iniziale abbuffata gratificante (piacere dato dal cibo a livello di neurotrasmettitori), spossatezza, fastidio fisico, peggioramento, tono dell’umore…
E poi il ciclo ricomincia…
Perché?
– è l’unico modo conosciuto per provare sollievo;
le emozioni non sono riconosciute e nemmeno vengono individuate le cause che le provocano. La causa è il disagio che non si riesce ad affrontare. Dato che l’immagine corporea è compromessa, a causa del peso eccessivo, queste persone compensano attraverso il “fare bene a tutti i costi”, diventando perfezionisti ed esigenti sul lavoro, diventando bravi. Allora non basta la dieta; occorre un lavoro integrato, che preveda una presa in carico psicoterapeutica, per lavorare sulle emozioni ed il loro riconoscimento.
Uscirne è possibile!
Tratto dal corso del Dott. Vinai
Foto di Davner Toledo da Pexels