GENITORI E FIGLI ADOLESCENTI
… Anna era stata una bambina dolce e ubbidiente, che non aveva mai dato problemi né a casa né a scuola. Aveva sempre fatto i compiti senza lamentele e rispettato le regole familiari senza piantare bizze; restava volentieri dai nonni quando i genitori pianificavano un’uscita serale e sapeva comportarsi educatamente a tavola quando la famiglia andava in pizzeria. Le maestre non si erano mai lamentate del suo comportamento e durante gli anni delle scuole primarie aveva stretto molte amicizie. Adesso Anna aveva quasi 15 anni e sua madre e suo padre qualche volta pensavano che si fosse d’improvviso trasformata in un’altra persona! Rispondeva a monosillabi oppure non rispondeva affatto; si chiudeva per ore in camera sua ad ascoltare musica a tutto volume o a leggere libri horror; i professori si lamentavano del fatto che, sebbene molto intelligente, non si applicava nello studio di alcune materie che riteneva “inutili”; rifiutava di uscire con i genitori e aveva pochissimi amici le cui opinioni, però, sembravano contare molto più di quelle dei familiari… Che fine aveva fatto la bambina tranquilla e felice di qualche anno prima?
… Quello che le faceva più rabbia, che la faceva davvero infuriare era che tutti pensassero che era ancora una bambina! Non lo era più, non lo era affatto e si sentiva pronta per fare le sue scelte e incappare nei suoi errori. Sentiva il bisogno di decidere con la propria testa, di trovare la sua strada, di essere sestessa. Il futuro le appariva ancora incerto: non sapeva cosa avrebbe fatto da grande, ma certamente sarebbe stata una persona diversa dai suoi genitori che avevano sacrificato tutti i loro ideali per una confortevole vita borghese…
Chi ha a che fare con i ragazzi che attraversano la fase adolescenziale sa quanto può essere difficile e frustrante relazionarsi con loro. Tutti gli adulti sono stati prima adolescenti e proprio durante quel delicato periodo di sviluppo qualcuno di noi ha pensato: “quando sarò grande io non mi comporterò come i miei genitori e i miei insegnanti, io capirò i giovani!”, poi, quando arriva il momento di confrontarsi con un adolescente, ecco che tutta la nostra sicurezza crolla come un castello di carte! È importante ricordarsi che ogni generazione ha il suo modo di essere adolescente e di viversi un periodo di crisi, incertezza e timori, ma anche di scoperte, vitalità e creatività che è miliare nello sviluppo dell’individuo. Anche in questo caso generalizzare può essere soltanto fonte di banalizzazione e superficialità, perciò è bene ribadire che non tutti i teenagers corrispondono allo stereotipo dell’adolescente tormentato e fragile, molti di loro scoprono proprio durante quella fase della vita potenzialità, inclinazioni e risorse che non pensavano di possedere e che li guideranno alla ricerca di un percorso di studi o lavorativo a loro confacente; tuttavia è vero che gli anni dell’adolescenza sono un periodo delicato. Ma allora come riuscire a ristabilire una buona comunicazione con un figlio o uno studente che fa il suo ingresso in questa fase critica della vita? Qual è il miglior atteggiamento da tenere per mantenere una relazione positiva, di fiducia reciproca?
La prima cosa da fare è non partire già sconfortati con atteggiamenti del tipo: “tanto non mi ascolta più, che ci parlo a fare?”, oppure, “E’ inutile, anche se ci provo, non capirò mai il suo mondo, mi sembra che lui e i suoi amici vivano in un universo alieno!”. È fondamentale, invece, porsi in una predisposizione di ascolto e accettazione non giudicante, se davvero si vuol riallacciare il rapporto e tornare in relazione. Mostrarsi calmi e mentalmente aperti, genuinamente curiosi, ma non invadenti può predisporre anche il nostro interlocutore a un atteggiamento conciliante e sereno. Teniamo anche sempre ben presente che l’emotività, al di là delle differenze individuali, in adolescenza può farsi molto intensa, quasi esplosiva e difficilmente gestibile da parte del giovane: inutile, quindi, appellarsi con irritazione alla razionalità di nostro figlio o del nostro studente quando è in preda a un tumulto di emozioni, cerchiamo, invece, di restare calmi e di accogliere la “tempesta” che poi si placherà se non verrà da noi rinfocolata da accuse e recriminazioni. Insomma, non facciamoci “contagiare” dall’emotività di nostro figlio!
Il conflitto per l’adolescente è essenziale? In realtà sì: ricordiamoci che i teenagers non sono polemici soltanto per il gusto di litigare, stanno crescendo e costruendo la propria personalità, differenziandosi dalle figure adulte di riferimento (genitori, nonni, insegnati ecc.), imparando cosa gli piace e cosa no, quindi hanno bisogno di trasgredire le regole, fare nuove esperienze, entrare in contatto con valori diversi da quelli in cui sono cresciuti e anche di sostenere il proprio punto di vista contro quello degli adulti. Sono proprio gli adulti, invece, a dover imparare a gestire al meglio e senza perdere la testa le situazioni conflittuali.
Infine, è davvero importante rispettare la privacy del figlio che cresce, i suoi spazi e anche i suoi silenzi, senza forzarlo con domande serrate o con intrusioni nel suo spazio personale. Quello che il teenager deve percepire è la nostra presenza, attenta e costante: che ci siamo e ci saremo sempre, per parlare e anche per discutere.
Di norma verso i vent’anni il rapporto genitori – figli si riarmonizza perché il figlio fa il suo ingresso nell’età adulta, dopo aver elaborato i conflitti e le incertezze degli anni precedenti. Se il rapporto, invece, si cristallizza in aperta ostilità è auspicabile rivolgersi a un professionista qualificato che possa accogliere il nucleo familiare e accompagnarlo lungo un percorso che porterà il sistema a ritrovare un nuovo equilibrio.
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DeCalcinai, B. & Savelli, L. (2021). Pensieri quasi quotidiani di una Psicologa sulla famiglia. Wondermark (reperibile su Amazon)
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