La lamentela che nasconde un vanto

Non è terribile quando si ha un armadio troppo piccolo per tutti i capi firmati che si possiedono e che hanno bisogno di essere collocati con cura? Non so proprio come fare!

… Che guaio la mia indecisione cronica! Non riesco a decidermi se andare a sciare o ai tropici per Pasqua! Sono proprio incorreggibile!

“Ai vecchi tempi, un individuo che soffriva di superbia – troppo fiducioso, troppo pieno di sé – veniva seriamente redarguito dagli dèi. Oggigiorno […] Chi potrà redarguirci […] se in quest’epoca così audace dal punto di vista tecnologico la superbia ci ha infettato tutti?” (Berthoud & Elderkin, 2016, p. 23).

Nell’antica Grecia, come ci ricordano argutamente, la hybrisumana era punita – anche piuttosto duramente – dall’intervento delle divinità, che prontamente ridimensionavano la superbia e la vanità umana. Essere superbi e vantarsi, quindi, di ciò che si possiede, ma anche delle proprie doti, intellettuali o fisiche che esse siano, non è mai stato visto di buon occhio e ha sempre suscitato malevolenza, invidia e malanimo verso il superbo. Proprio per questo motivo, colui che prova la necessità di vantarsi, di mostrare agli altri la propria superiorità in qualche campo, spesso si frena dal farlo apertamente, per non apparire “antipatico”, il classico “pallone gonfiato” che vuole mettersi in mostra a tutti i costi a scapito degli altri (amici, colleghi, partner ecc.) e prova anche un po’ di vergogna per questo suo impellente bisogno di mostrare agli altri i propri successi. Che cosa accade allora? Alcune persone provano un tale senso di vergogna davanti ai loro (reali) successi che non fanno che sminuirli pubblicamente, ma in questo caso si può parlare di “falsa modestia”, se l’individuo è ben conscio dei propri traguardi e ciò che lo frena dal riconoscerli davanti agli altri è soltanto la vergogna, il timore di passare da presuntuoso agli occhi di colleghi, amici e familiari e, dunque, di attirarsi malevolenza. Oggigiorno esiste anche un modo diverso e più sottile di vantarsi dei propri meriti e dei propri successi senza sbandierarli apertamente davanti a tutti: fare humblebragging, ovvero nascondere la vanteria dietro una lamentela… proprio ciò che accade nelle due brevi scene riportate più sopra! La ricercatrice Mariana Plata (2018) ci dice che lo humblebragging è: “un tipo specifico di vanteria che consente achi lo mette in atto di pubblicizzare i propri successi senza la vergogna e il senso di colpa necessari che normalmente dovrebbero accompagnare tali affermazioni”. Utilizzandolo, l’individuo in qualche modo si sente più umile che a dichiarare apertamente i suoi successi. Secondo Plata (2018), il fenomeno dello humblebragging, che prima poteva essere ristretto alle occasionali conversazioni con gli amici e i conoscenti, oggi si diffonde sempre più grazie al massiccio utilizzo delle piattaforme social da parte di tutti, giovani e meno giovani, vere e proprie “vetrine” di sé stessi e della propria immagine (esteriore e interiore). Perché le persone utilizzano lo humblebragging? Per impressionare gli altri in una maniera socialmente accettabile, spiega Plata (2018), per essere apprezzati per i nostri meriti senza sembrare presuntuosi, per presentarsi agli altri sotto una luce positiva: brillante ma umile, potremmo dire. A questo punto possiamo chiederci: ma funziona realmente? Le persone accettano più volentieri un vanto travestito da lamentela? Plata (2018) ci risponde di no e se ci riflettiamo un attimo vediamo che non è poi così difficile indovinare l’insuccesso di questa strategia. Vantarsi lamentandosi, infatti, fa ben percepire all’interlocutore l’insincerità che si nasconde dietro la lamentela e questo, naturalmente, non piace. Inoltre, se pensiamo di metterci al riparo da invidia e malevolenza utilizzando questa strategia, dobbiamo essere consapevoli che il più delle volte falliremo e sembreremo comunque “antipatici” e presuntuosi. La vanteria, infatti, arriva comunque a irritare o stuzzicare l’interlocutore nel suo punto più fragile e non ci proteggerà dal “non piacergli”, nonostante sia travestita da lamentela. Anzi, facendoci sembrare poco trasparenti e non sinceri, sortiremo l’effetto opposto, di mostrarci come persone presuntuose e poco empatiche. Che fare allora? Perché non gioire semplicemente delle proprie legittime soddisfazioni senza nascondersi dietro inutili “false modestie” o lamentale campate in aria? Saremo sicuramente più apprezzati… del resto, l’invidia degli altri non è un nostro problema. E se siamo dall’altra parte e non riusciamo a non provare invidia nei confronti di chi ha raggiunto più di noi? Cerchiamo di diventare maggiormente consapevoli di ciò che risveglia questa sgradevole emozione, ci consiglia Plata (2018) e lavoriamo su noi stessi. Concludiamo suggerendo a tutti di mantenere una buona dose di empatia nelle relazioni con gli altri, se vogliamo che esse siano adeguatamente soddisfacenti.

Riferimenti bibliografici e sitografici:

Berthoud, E. & Elderkin, S. (2016), Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno, Palermo, Sellerio.

Plata, M. (2018), The Psychology of Humblebragging. Evidence shows that straightforward bragging is seen as more sincere, https://www.psychologytoday.com/us/blog/the-gen-y-psy/201807/the-psychology-humblebragging

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