L’amore ossessivo

… Era il primo pensiero la mattina e l’ultimo la sera, quando finalmente, esausta, gli occhi si chiudevano e un sonno inquieto e popolato di strani sogni la ghermiva e la teneva lontana per qualche ora dalla fonte di tutto il suo mondo. Poi, il giorno spuntava nuovamente e i fantasmi di una relazione malsana, lacerante, sfibrante, si ripresentavano in fila, come tanti soldatini che assediavano la sua pericolante fortezza. Eppure… non riusciva a farne a meno. Sebbene sapesse che il volto dell’amore non poteva essere quello, non riusciva a pensare ad altro che non fosse lui, le sue parole, i suoi messaggi, i suoi sguardi, i suoi gesti. Lui che spariva e poi ritornava. Imprevedibile, silenzioso, senza spiegazioni, senza ragioni. Spariva e riappariva, a intervalli irregolari, gettando la sua vita sempre più nello scompiglio. Eppure, lei lo amava forse proprio perché lui era così. Lo malediceva ma lo amava furiosamente. E lo aspettava contando le ore e i minuti. Pensava a lui continuamente, ogni singolo istante. Voleva vincerlo al suo gioco, sfinirlo e legarlo a sé indissolubilmente. Lei lo amava e in qualche modo sentiva, percepiva che anche lui, a modo suo provava un sentimento. Ma quella relazione sembrava un perpetuo tiro alla fune che non vedeva mai vincitori né vinti.

Quante sfumature conta l’amore? Mille e forse più, come ben sanno coloro che si sono innamorati almeno una volta nella vita. Quanti modi di amare esistono? Tantissimi, tutti diversi, tutti legati al nostro modo di essere, alla nostra personalità, ai nostri modelli relazionali infantili. “E’ l’amor che move il sole e l’altre stelle”, scriveva Dante nell’ultimo verso della sua Commedia, perché cosa c’è di più forte dell’amore che ci spinge alla ricerca della sua realizzazione con tutte le nostre energie, con tutte le nostre risorse? Cosa più dell’amore ci fa “perdere la testa”, ci ubriaca di felicità, ci innalza fino alle vette del firmamento? Eppure…. Riflettiamo un attimo. L’amore può anche essere fonte di disperazione, gettarci nel baratro della depressione, trasformarsi in odio accecante, in bruciante gelosia. Come può un sentimento avere tutti questi volti così diversi? L’amore romantico è un sentimento relazionale, nel senso che si vive e si appaga in coppia. Come ogni relazione, anche quella amorosa, per essere soddisfacente, offrire gioia, conforto, serenità e complicità, ha bisogno di un suo equilibrio che viene calibrato sulle capacità relazionali dei due membri della coppia, i quali si evolvono, sia singolarmente che insieme. L’amore inteso come sentimento di forte attrazione per l’altro, di “innamoramento”, da solo non basta per poter costruire un rapporto solido, stabile e appagante: quello è soltanto l’inizio. Un amore che diventa ossessione, sfida, rincorsa costante dell’altro che fugge e che ci sfugge continuamente è destinato a diventare un amore che porta sofferenza, rabbia, frustrazione, senso di abbandono e perdita. Cosa tiene legate insieme due persone che si rincorrono continuamente, che lottano quotidianamente, che si ossessionano a vicenda, che si arroccano in castelli inaccessibili per l’altro? I loro modelli relazionali. Quanto hanno imparato in seno alla famiglia di origine per “trattenere”, ma anche “controllare” l’oggetto d’amore, sfuggente, non abbastanza accessibile, consolatorio, confortante, è ciò che crea il legame a elastico che li tiene insieme nonostante la sofferenza. Ecco che l’amore ossessivo va a colmare un vuoto, una voragine relazionale che il bambino ha cercato di riempire da sempre con le proprie risorse e con le sue astuzie, per non sentirsi abbandonato, rifiutato dall’oggetto d’amore primario. Ogni storia d’amore procede secondo lo stesso schema disfunzionale: divampa il fuoco di un’irresistibile attrazione che fa “perdere la testa”, poi si innescano i consueti comportamenti di “avvicinamento/irretimento/fuga” e daccapo che stringono la coppia in una danza che è un contorcimento per ritrovare la propria libertà, senza però riuscire a spezzare il legame, che resiste, quasi fosse u talismano magico che tiene fuori della porta la paura di guardare nel proprio vuoto che non si è mai imparato a riempire davvero. L’altro, allora, è il tutto che ossessivamente ci riempie, ma anche il nemico da cui fuggire perché non ci permette di essere noi stessi. 

Le dinamiche di dipendenza, controdipendenza affettiva ed evitamento sono molto complesse, dolorose, difficilmente comprensibili per chi non le vive (che non riesce quasi mai a fornire un reale supporto) e difficilmente spiegabili per chi ne è invischiato, che non trova le parole per rappresentare efficacemente quanto prova. Come per tutte le altre forme di dipendenza, il primo passo per uscirne è desiderare di poter realmente attuare un cambiamento con l’aiuto di un professionista.

Per saperne di più sull’amore e i suoi dintorni:

Borgioni, M., (2022). Eco, narciso e le figure della dipendenza affettiva. Roma: Alpes

Borgioni, M., (2015). Dipendenza e controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota. Roma: Alpes

Calcinai, B. & Savelli, L., (2024). Quando l’amore non basta. Le relazioni tra danno e cura. Roma: Alpes.

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