Noi, i giovani e l’uso della tecnologia

… Ogni giorno di più si rendeva conto di quanto fosse difficile imporre a suo figlio un uso meno indiscriminato dello smartphone quando lei e il suo compagno erano i primi a non poterne fare a meno neanche per un quarto d’ora. C’era sempre un video divertente da guardare, una foto che non si poteva non postare, un pensiero da condividere, dieci o più messaggi da leggere, un articolo da scorrere, una mail a cui rispondere… La vita sembrava correre tutta sui binari di un eccesso di comunicazione.

I nostri figli (o nipoti o studenti) quando raggiungono la soglia della pubertà cambiano e questo cambiamento talvolta appare istantaneo. Al posto del bambino docile, affettuoso e sorridente, ci ritroviamo davanti un ragazzo silenzioso, aggrottato, perso nel suo mondo fatto di priorità per noi incomprensibili; oppure una ragazza presa a conformare la sua immagine agli alti standard che si è prefissa, anche lei persa in un mondo per noi difficilmente interpretabile. I ragazzi ci appaiono spesso svogliati, disattenti, disinteressati alle nostre proposte e ai nostri suggerimenti, spesso indolenti anche per quanto riguarda i compiti scolastici, di cui sembrano non comprendere l’utilità.

Da tutte le parti ci sentiamo dire che le nuove generazioni sono troppo succubi della tecnologia e dei social media di cui sono abilissimi utilizzatori, a livello tecnico. A scuola è proibito l’uso dello smartphone e il dilagare dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per comporre testi o risolvere esercizi presto porterà chi si occupa di educazione formale e istruzione a dover fronteggiare anche questo problema non da poco.

Quale atteggiamento assumere allora nei confronti dei ragazzi?

Spesso ci viene suggerito di tenere un atteggiamento quasi da guardia carceraria: proibire l’utilizzo del cellulare se l’adolescente non studia, non si applica, non obbedisce alle regole; proibire lunghe sessioni di videogiochi, accesso ai social media ecc. In ottica di costruire una comunicazione efficace e costruttiva con i giovanissimi, non ci sembra corretto demonizzare strumenti e media che per loro sono indispensabili e che utilizziamo ampiamente e quotidianamente anche noi adulti. 

La riflessione, allora, occorre che parta da un’altra prospettiva: in che modo noi genitori (o nonni, zii, insegnanti ecc.) utilizziamo le nuove tecnologie? Siamo effettivamente in grado di discriminare un uso adeguato dei vari dispositivi tecnologici e delle piattaforme social? In che modo il nostro esempio concreto influenza i ragazzi nel loro comportamento? Quando chiediamo a un adolescente di non utilizzare lo smartphone in un certo contesto (per esempio, a tavola quando siamo tutti insieme) oppure quando chiediamo al ragazzo di applicarsi con la dovuta concentrazione sui suoi compiti a casa, chiediamoci prima se noi siamo in grado di fare la stessa cosa e cerchiamo di darci una risposta sincera. Per ottenere il rispetto delle regole che intendiamo imporre, dobbiamo essere i primi a saperle rispettare, altrimenti non otterremo alcun effetto. Resta il fatto che proibire lo smartphone o confiscare la console difficilmente sortirà l’esito sperato, mentre la strada della negoziazione avrà più successo. Anche controllare ossessivamente cosa fa nostro figlio e con chi è, tramite messaggi o app, non è una modalità funzionale di instaurare un rapporto aperto e costruito sulla fiducia. Ogni adolescente ha bisogno di sentirsi supportato nel suo desiderio di sperimentarsi in ruoli diversi; di sentirsi libero di trovare la propria strada (anche sbagliando, anche tornando sui suoi passi), di mettersi in ascolto di sé stesso e dei propri talenti. Ecco, potremmo, allora, insegnargli il silenzio carico dell’attesa del disvelamento di sé; potremmo insegnargli a stare con se stesso per imparare a conoscersi, prendendosi il tempo che gli è necessario per sentir risuonare le corde delle proprie emozioni più profonde. 

Riuscire a essere un genitore “sufficientemente buono”, per parafrasare Winnicott, può sembrare una sfida impossibile in certi momenti: accedere a percorsi di psicoeducazione o a gruppi dedicati ai genitori di figli adolescenti può essere un buon modo per affrontare le perplessità e i dubbi che la delicata fase dell’adolescenza fa emergere, risvegliando echi mai sopiti della propria adolescenza. Allo stesso modo, può risultare utile partecipare insieme ai propri figli a incontri sul corretto utilizzo dei principali dispositivi elettronici e sul rischio di sviluppare una dipendenza da smartphone o da internet. I rischi legati a un utilizzo smodato della tecnologia comunicativa sono molti (dipendenza, cyberbullismo, ghosting, revange porn ecc.), ma la soluzione non è mai la proibizione tout court del dispositivo, quanto piuttosto, l’utilizzo consapevole, libero e responsabile.

Per informazioni su tutte le attività, i percorsi e i gruppi di incontro che offro nel mio studio e in collaborazione con Lo Schicco di Grano APS di cui sono Presidente, inviare una mail a:

studio@barbaracalcinai.it 

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