La Fotobiomodulazione: quando può essere efficace?

La fotobiomodulazione, di cui spesso si sente parlare e si legge in questo periodo, è un dispositivo e una tecnologia che viene utilizzata ormai da alcuni anni in ambito sanitario. Applicata all’inizio in ambito odontoiatrico e in medicina estetica, il suo campo di applicazione è andato sempre più allargandosi, dopo che studi scientifici ne avevano testato la sicurezza e l’efficacia. Attualmente, è molto utilizzata anche in ambito neurologico: “fotobiomodulazione transcranica” è l’espressione corretta quando questa tecnologia viene utilizzata per il trattamento di condizioni neurologiche. 

Si tratta di una metodologia non invasiva e non dolorosa basata sulla emissione della luce nel vicino infrarosso tramite l’applicazione di elettrodi sul cuoio capelluto. Essa è idonea per somministrare, previa valutazione del caso, una terapia innovativa e sicura che sfrutta l’energia elettromagnetica non ionizzante per stimolare cambiamenti fotochimici nelle strutture cellulari ricettive ai fotoni. 

È necessario che i trattamenti di fotobiomodulazione transcranica siano somministrati da professionisti adeguatamente formati nel contesto di una presa in carico globale del paziente. 

Proprio per la sua sicurezza e per i dati promettenti sulla sua efficacia riportata da vari studi scientifici, la fotobiomodulazione può trovare applicazione in varie condizioni:

  • difficoltà di concentrazione e di attenzione: difficoltà a mantenere un’attenzione prolungata su un unico stimolo o su un compito.
  • difficoltà di memorizzazione a breve termine e a lungo termine: difficoltà a mantenere le informazioni nella memoria a breve termine, oppure a consolidarle nella memoria a lungo termine (quella che ci permette di poter rievocare un’informazione elaborata anche a distanza di molto tempo)..
  • difficoltà di pianificazione: alterazioni nella capacità di organizzare i pensieri e le azioni in vista di uno scopo che si vuole raggiungere o per la risoluzione di un problema; difficoltà nel monitorare l’andamento della sequenza di azioni che abbiamo pianificato ed eventualmente apportare le necessarie modifiche. 
  • disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi; risvegli notturni; letargia): la mancanza protratta di un buon sonno ristoratore è altamente nociva per la salute, sia fisica che mentale e può produrre ansia, depressione, irritabilità, disturbi della concentrazione, alterazione della capacità decisionale, anedonia.
  • emicrania: il comune malditesta affligge molte persone e, benché generalmente senza gravi conseguenze, chi ne soffre subisce significative ripercussioni sulla vita sociale e lavorativa, se gli accessi sono frequenti e molto dolorosi. 
  • stati ansioso – depressivi: senso continuo di irrequietezza, agitazione senza una causa specifica e forte apprensione nei confronti degli eventi futuri. Anche questa sintomatologia può impattare negativamente sulla qualità della vita delle persone che la sperimentano.

La fotobiomodulazione offre un’opzione di trattamento in più che, a seconda della condizione e del caso, può essere associata ad altri trattamenti non farmacologici, come la psicoterapia, sedute di mindfulness e training autogeno, gruppi di auto-aiuto ecc., oppure, se il Medico Specialista lo ritiene necessario, a trattamenti farmacologici.

La somministrazione della fotobiomodulazione avviene tramite uno strumento (nel caso del mio studio, Neuro gamma 4 di Vielight) leggero e non invasivo che ricorda una cuffia e non limita la libertà di movimento dell’individuo, quindi, è adatto anche ai bambini e agli anziani fragili.

Per informazioni su questo e altri trattamenti:

studio@barbaracalcinai.it 

Riferimenti per saperne di più

https://startpu.info/it/federica-peci-cerbero/ 

https://istitutodineuroscienze.it/neuroscienze-salute/terapie/terapie-di-neuromodulazione