ADHD e interventi
…. Non tutti i bambini sono uguali, lo sapeva bene, ma il suo sicuramente aveva una peculiarità che né lei né suo marito, né tantomeno i nonni sapevano gestire con una minima efficacia: era sempre irrequieto, in movimento, con l’attenzione che danzava come una farfalla vola di fiore in fiore. Sempre occupato a fare qualcosa che prontamente lasciava a metà per interessarsi a qualcos’altro e così via, per tutto il giorno. Di starsene seduto tranquillo per cinque minuti di seguito non voleva saperne e i suoi scoppi d’ira improvvisi facevano allontanare i compagni di classe. “E’ solo un bambino un po’ vivace”, le ripetevano tutti quando esternava le sue preoccupazioni e la sua frustrazione per non saper come migliorare la situazione, “Passerà. È una fase, poi si calma”. Eppure, a lei non sembrava affatto una fase e non le sembrava che tutti i bambini si comportassero allo stesso modo. Quello che lei vedeva in suo figlio andava ben oltre la vivacità che caratterizza l’infanzia. Sentiva che era qualcosa di diverso… oppure lei era una cattiva madre perché non riusciva a gestire il comportamento del suo bambino?
L‘ADHD, è un disturbo evolutivo che inficia significativamente l’autocontrollo dell’individuo che ne soffre; si presentano, infatti: disattenzione e distrazione; scarsa capacità di concentrazione, iperattività motoria, irrequietezza e difficoltà nel controllo degli impulsi. Il bambino con ADHD, quindi, riscontra difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi (anche scolastici), perché incapace di mantenere abbastanza a lungo l’attenzione su un compito specifico, nonché difficoltà nelle interazioni quotidiane con i familiari e con i pari. Non si tratta di una tappa dello sviluppo che tutti i bambini attraversano, ma di un vero e proprio disturbo, classificato anche nel DSM. Capita frequentemente che i genitori di bambini che presentano una sintomatologia afferente all’ADHD si colpevolizzino, ritenendo le problematiche del figlio una diretta conseguenza della loro incapacità educativa, ma così non è. Questo disturbo, che ha cause multifattorali, non dipende dal tipo di educazione impartita dalla famiglia, né il bambino, per le sue difficoltà, va considerato intrinsecamente “cattivo” o “menefreghista”: ciò che accade è che il bambino non riesce a regolare la propria attenzione e il proprio comportamento, pertanto, riscontra difficoltà nell’obbedire alle regole e a gestire le proprie emozioni (tristezza, rabbia ecc.) e la propria frustrazione davanti a un divieto o a un rifiuto. Il bambino con ADHD può manifestare insofferenza e noia nei confronti di un’attività proposta (non soltanto scolastica) dopo pochissimo tempo che l’ha intrapresa, quindi passare ad altro senza concludere quanto stava facendo e dimenticandosi regole e istruzioni. La sua irrequietezza motoria può presentarsi anche durante l’orario dei pasti e portarlo a non riuscire a star seduto, così come a scuola, dove non riesce a seguire le lezioni perché si distare, si alza di continuo, interrompe l’insegnante e i compagni. L’ADHD è un disturbo che genera stress e frustrazione nell’individuo che ne soffre, ma anche nella famiglia e a scuola, pertanto, è necessario, in caso di presenza di sintomi legati all’iperattività, procedere con l’eventuale diagnosi, per poi attivarsi per efficaci percorsi di trattamento. Poiché si tratta di un disturbo cronico, l’ADHD va trattato a diversi livelli: con cure farmacologiche, con percorsi psicoterapici, con tutoraggi appositi, nonché attraverso la psico-educazione e il parent training specifico, quindi coinvolgendo non soltanto il bambino, ma anche i genitori e la scuola.
Attualmente, oltre agli interventi menzionati più sopra, è possibile utilizzare la fotobiomodulazione, che è una metodologia non invasiva a luce infrarossa che stimola gli impulsi elettrici delle cellule neuronali e il loro rigenerarsi. Si tratta di un metodo sicuro efficace per potenziare l’attenzione e la concentrazione facilmente utilizzabile anche con i bambini perché non limita la libertà di movimento.
Nel mio studio offro anche trattamenti di fotobiomodulazione ai bambini con diagnosi ADHD, nell’ottica di migliorarne le performance attentive, oltre a parent training per i genitori.
Le sessioni di fotobiomodulazione avvengono con specifici strumenti (un casco da indossare, con cluster LED per la stimolazione transcranica) e durano circa 20 minuti.
Per informazioni sui trattamenti per l’ADHD che il mio studio eroga, inviare una email a:
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