È vera amicizia?
… Cominciava a non essere più tanto sicura che fossero realmente amiche, anche se da parte sua poteva affermare che non era cambiato nulla: c’era sempre stato il piacere della condivisione, dello stare insieme, del confidarsi piccoli, grandi segreti. Era l’altra che forse tutto questo piacere a stare insieme non lo provava più. O forse non l’aveva mai davvero provato. Aveva scoperto che parlava male alle sue spalle; l’aveva scoperta invidiosa dei suoi successi e contenta dei suoi errori. Come poteva chiamare “amicizia” una relazione del genere?
… A chi le chiedeva se aveva molte amiche, lei rispondeva sempre che aveva molte buone conoscenti e soltanto due amiche intime. L’amicizia era qualcosa di troppo prezioso, per sprecarla per persone per cui davvero non valeva la pena. Amicizia voleva dire sincerità, lealtà, affetto. Belle parole, certo, ma sempre molto difficili da riscontrare nelle persone. Perciò le sue amiche vere erano soltanto due: quelle di cui sapeva che poteva fidarsi.
Sull’amicizia è stato detto e scritto molto fin dall’antichità; insieme all’amore, infatti, è un sentimento forte, quando si prova, che ci spinge verso determinate persone che per aspetti importanti sentiamo a noi affini, “consonanti, potremmo dire, al nostro modo di essere e di vivere la vita. Eppure, proprio come accade con l’amore romantico, alcune amicizie sono destinate a finire, spesso lasciandosi dietro una scia di amarezza, disillusione e sofferenza. Con un vero amico, infatti, ci si apre, si mette a nudo il proprio sentire; ci si confida, si parla di tutto, spesso di cose che non riusciamo a comunicare a nessun altro, nella consapevolezza che il nostro amico accoglierà il nostro sfogo, i nostri dubbi, la nostra paura e la nostra sofferenza. Ciò che diamo per scontato è che un vero amico sappia gioire con noi dei traguardi che raggiungiamo, dei nostri successi faticosamente conseguiti, che “faccia il tifo per noi” in ogni situazione e in ogni ambito (relazionale, familiare e professionale). Un vero amico fa parte della nostra “famiglia di elezione”, quella famiglia che ci scegliamo nel corso della vita e che non dipende dai legami di sangue, ma da una sorta di “affinità elettiva, per utilizzare un’espressione di Goethe, e che, per tale motivo, ce la rende ancora più cara e preziosa. Spesso ci chiediamo perché un’amicizia finisce, che cosa c’è alla base della brusca e dolorosa interruzione di un rapporto così importante e sul quale contavamo; forse, però, la domanda non è posta nel modo più corretto, non c’entra bene il punto. La verità è che non tutte le amicizie sono realmente tali. O, perlomeno, non lo sono in maniera reciproca. Come l’amore romantico, infatti, anche l’amicizia si basa sulla reciprocità degli scambi, della lealtà, della fedeltà e dell’affetto e non può essere tutta sbilanciata da una parte, per poter durare e offrire sostegno, condivisione e conforto. Non è, però, sempre facile comprendere subito quali persone ci sono realmente amiche e quali, invece, sono semplici conoscenze o, addirittura, persone il cui scopo è approfittarsi della nostra predisposizione all’altruismo e alla collaborazione. Per non incorrere in “false amicizie”, portatrici soltanto di disagio e sofferenza, che possono anche alterare la nostra naturale propensione a fidarci delle persone con cui entriamo in contatto, è bene, quindi, imparare a osservare con sguardo scevro da pregiudizi come si comportano le persone che chiamiamo “amiche” nei nostri confronti (ma anche nei confronti degli altri).
Un vero amico prova un sincero affetto e un sincero attaccamento verso di noi, che trapelano non soltanto con le parole, ma anche con i fatti. Diffidiamo, quindi, delle lusinghe e orientiamoci verso coloro che, magari ci elargiscono un minor numero di “complimenti”, ma sono sinceri e agiscono di conseguenza.
Un vero amico è leale nei nostri confronti. Teniamoci alla larga di chi sparla degli altri con malevolenza perché un giorno potrebbe farlo anche con noi, se già non lo fa quando non siamo presenti.
Un vero amico soffre con noi degli eventi negativi in cui incorriamo e ci sostiene e supporta come può. Chi gioisce del nostro dolore o ci fa sentire in colpa per quanto di brutto ci è capitato, sicuramente non ci è amico e va allontanato.
Un vero amico gioisce delle cose belle che ci capitano e le condivide con noi: non prova invidia, ma soddisfazione per i nostri successi. Non intrecciamo relazioni amicali con chi è invidioso, ci ostacolerà sempre, anche quando farà mostra di volerci aiutare.
Infine, chiediamoci se noi stessi siamo dei “buoni amici”: quanto diamo nelle relazioni amicali e quanto, invece, riceviamo? Sappiamo condividere realmente con trasporto i successi degli altri? Sappiamo sostenere un amico in difficoltà? Porsi queste domande non è un esercizio sterile, ma un modo per assumersi la responsabilità dei propri rapporti interpersonali e delle proprie dinamiche interiori. Un percorso psicoterapico può essere indicato nel caso ci si senta a proprio agio nelle relazioni interpersonali.
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