Forti come Artemide: l’evitamento dell’intimità

… Artemide era figlia di Zeus, re degli dèi dell’Olimpo, e di Latona. Sorella gemella del dio del sole Apollo, Artemide era una fanciulla bellissima che disprezzava le mollezze dell’amore e trascorreva tutto il suo tempo andando a caccia per selve e per boschi in compagnia di un gruppetto di ninfe. Arciera implacabile, Artemide era anche la dea della luna e le sue frecce non mancavano mai il bersaglio. Per niente interessata all’amore e alle sue vicende, la bellissima dea era intenzionata a preservare la sua verginità a tutti i costi, soddisfatta delle sue scorribande di cacciatrice in compagnia delle sue giovani e belle amiche. Un giorno, dopo un’estenuante caccia nei pressi del monte Citerone, la bellissima dea, stanca e accaldata, depose arco e faretra, si spogliò della succinta tunica e si immerse nelle fresche acque di un ameno laghetto per cercare refrigerio. Mentre, credendosi sola, nuotava nuda nelle dolci acque del lago, sentì il rumore di rami che si spezzavano e, subito uscita dall’acqua e infilatasi la tunica, scoprì dietro al tronco di un albero il giovane Atteone, cacciatore a lei devoto, che la spiava incantato. Irata oltre ogni dire, Artemide spruzzò sul giovane l’acqua del lago, che lo trasformò istantaneamente in un cervo spaventato. Inseguito dalla sua stessa muta di cani, Atteone fu infine sbranato dai suoi segugi che non erano più in grado di riconoscerlo. Artemide aveva avuto la sua vendetta.

Artemide, dea della caccia e della luna, è divinità di una femminilità lontana dallo stereotipo della donna “angelo del focolare” domestico, che trova, invece, la sua realizzazione nell’amore e nella maternità. Orgogliosa, indipendente, cacciatrice e vergine, Artemide rifugge il contatto ravvicinato con gli esponenti dell’altro sesso, che non le interessano come compagni di vita, ma eventualmente come amici.

Artemide è, quindi, l’archetipo della donna intraprendente, indipendente, autonoma in tutto, appassionata del suo lavoro i cui obiettivi persegue con determinazione e costanza e da cui trae gratificazione e soddisfazione. Questo tipo di donna si sente completa in sé stessa e non sente il bisogno di condividere la propria esistenza con un compagno o di mettere al mondo dei figli. Può apparire fredda e distaccata perché le sue relazioni, anche amicali, mancano spesso di una forte connotazione emotiva, ma sono, invece, più improntate alla condivisione di interessi comuni. La donna – Artemide è intellettualmente curiosa e quando è interessata a un partner maschile è il piacere della “caccia” che glielo rende interessante, l’inseguimento, sempre su un piano intellettuale. Questo tipo di donna disprezza la vulnerabilità, il bisogno di accudimento e protezione e ricerca attivamente l’autonomia, il “bastare a sé stessa” in ogni situazione. Non è attratta dagli uomini che si innamorano di lei, che desiderano costruire insieme una famiglia, un legame fatto di affetto e reciprocità, ma piuttosto da uomini che la fuggono, che sono emotivamente distaccati. Nel mito più sopra riportato vediamo come la dea cade preda di un’ira furibonda, che la porta a punire crudelmente Atteone facendolo sbranare dai suoi stessi cani. Quello che si può evincere è che Artemide teme l’intimità affettiva ed emotiva, l’apertura all’altro anche sulla base delle proprie fragilità e dei propri bisogni relazionali. C’è in lei una profonda chiusura all’ascolto di sé stessa e del proprio mondo emotivo che si riflette nel non volersi mai mostrare “debole”, fragile, davanti all’altro, ma, all’opposto, sempre “forte”, autosufficiente, indipendente da tutto e da tutti. 

Entrare in relazione con questo tipo di donna è difficile e può risultare frustrante per il partner che si trova a cercare di scardinare una serratura che sembra non aprirsi in nessun modo, a valicare un muro altissimo che sta a protezione del mondo emotivo della persona.

Ricordiamo che l’intimità tra due persone non è sinonimo di intesa sessuale, né soltanto di intesa intellettuale, ma prevede, oltre a questi aspetti, anche un’apertura emotiva all’altro che parte dalla consapevolezza delle proprie vulnerabilità e fragilità; la ricerca con fiducia, all’interno della coppia, di una reciprocità di accudimento dei propri bisogni emotivi e affettivi. In una coppia equilibrata non c’è un partner “forte” e uno “debole”, ma entrambi i partner saranno deboli e forti in momenti diversi, in ambiti diversi e, al bisogno, cercheranno il sostegno del compagno o della compagna, viceversa, offriranno supporto quando saranno in grado di darlo. L’equilibrio in una coppia è dinamico e flessibile ed entrambi i partner concorrono a renderlo tale con le proprie peculiarità.

Se vivi una relazione affettiva complicata, che produce sofferenza o che è altamente conflittuale, tu e il tuo partner potreste beneficiare di una terapia di coppia, per ripristinare un equilibrio più funzionale e riattivare il processo evolutivo della coppia stessa.

Attraverso il metodo Dipendiamo®, ideato dalla Dott.ssa Mara Chiara Gritti, nel quale mi sono formata, organizzo anche, a richiesta, gruppi sulla dipendenza affettiva e sulle relazioni disfunzionali in generale.

Per informazioni su questi gruppi scrivere a:

associazioneloschiccodigrano@gmail.com     

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