IL BODY SHAMING

… La deridevano per i vestiti che indossava, lo sapeva. Lo facevano dietro le sue spalle perché di farlo in faccia non ne avevano il coraggio. Lo capiva dalle occhiate di disapprovazione che le lanciavano, dalle risatine, dai sussurri malevoli che si scambiavano tra di loro, dalle frecciatine che le lanciavano e che lei si sforzava di non accogliere. Quanta ipocrisia dietro i falsi sorrisi di compatimento! Che ne sapevano di chi era veramente, di cosa significava per lei vestire in quel modo?

… Non aveva avuto il lavoro ed era sicuro che dipendesse dal numero di tatuaggi che sfoggiava, anche se non glielo avevano detto. Gli erano bastate le occhiate sconcertate, gli sguardi appuntati sui tatuaggi visibili per farglielo capire. Ci era abituato; viveva continuamente nella disapprovazione generale… Mai nessuno che andasse oltre all’apparenza…

… Aveva cominciato a truccarsi molto presto, per coprire i segni dell’acne che non volevano saperne di andarsene e che attiravano sguardi e commenti di ogni tipo. Non sopportava di dover dare spiegazioni, di doversi quasi giustificare per l’aspetto della sua pelle. Non usciva mai senza stendere sul viso e sul collo il fondotinta. 

Il fenomeno del body shaming è ormai tristemente dilagante nella nostra società votata all’apparenza, alla perfezione a ogni costo e a ogni prezzo e all’omologazione conformista a stili che vengono imposti dalla moda del momento. Si tratta di un fenomeno che può colpire chiunque, perché qualsiasi caratteristica della persona ne può essere fatta oggetto: si va dal modo in cui ci si veste, ci si trucca e ci si pettina; alla forma del nostro corpo (“guarda quella che gambe grosse ha!”, “perché indossa una canottiera? Non ha abbastanza muscoli per farlo!); alle sue dimensioni (troppo alto, troppo basso, troppo grasso, troppo magro); alla quantità di peli (troppo peloso/pelosa; troppo glabro); al colore dei capelli (“le bionde son tutte sciocche”); ai tatuaggi, ai piercing e alle cicatrici lasciate da malattie come l’acne (“quello ha tutta la faccia bucherellata: sembra un colabrodo”, “mamma, che brutti tutti quei segni sulla faccia! Ma non li può nascondere in qualche modo? Fa impressione!). Il body shaming, quindi, contribuisce a creare o a mantenere stereotipi negativi e infondati e pregiudizi e a misurare il “valore” di una persona dal suo aspetto fisico e dal suo modo di abbigliarsi e acconciarsi. Si può considerare una vera e propria forma di violenza che è volta a screditare chi ne è vittima, minando l’autostima e il senso di autoefficacia dell’individuo che, se ripetutamente oggetto di body shaming, nel suo ambiente sociale, finirà per sviluppare un forte senso di insicurezza legato al proprio aspetto e per sentirsi costantemente giudicato. Quando riguarda peculiarità fisiche può comportare vergogna e desiderio di nascondersi agli occhi degli altri o la ricerca ossessiva di un modo per omologarsi al modello corporeo imperante che, in casi estremi, può portare allo sviluppo di disturbi alimentari (anoressia, bulimia ecc.), alla pratica di eccessivo esercizio fisico (per dimagrire a ogni costo; per sviluppare una muscolatura che si avvicini il più possibile ai modelli in voga ecc.) all’isolamento sociale. Anche ansia e depressione possono essere conseguenza dell’essere vittime di body shaming, soprattutto tra gli adolescenti presi di mira dai propri compagni di scuola e declassati a “sfigati di turno”. Il body shaming può anche accompagnarsi a bullismo e cyberbullismo se i commenti negativi, sprezzanti e irrisori vengono apertamente comunicati alla vittima e pubblicati sui Social in maniera reiterata e consapevolmente indirizzata a recarle un danno. 

Come si evince da quanto elencato, fare body shaming è equiparabile a insultare e offendere arbitrariamente una persona riguardo al suo modo di presentarsi al mondo e a screditarla come persona agli occhi degli altri. È un fenomeno molto grave a cui spesso non si dedica la giusta attenzione perché viene scambiato per un legittimo pensiero: “non mi piace come ti vesti”; “penso che questa acconciatura non ti valorizzi” ecc., ma è qualcosa di ben diverso e molto subdolo. Ricordiamoci anche che non esiste la “persona perfetta” che non potrà mai essere oggetto di body shaming perché le mode, gli stili e le sottoculture cambiano molto velocemente nel tempo; inoltre, poiché si tratta di un fenomeno arbitrario, si può diventare vittime di body shaming anche soltanto perché restiamo “antipatici” a qualcuno. Teniamo anche presente che, se il body shaming si trasforma in una vera e propria forma di diffamazione, diventa un reato perseguibile. 

Come contrastare un fenomeno così elusivo?

Ponderando bene i nostri commenti, anche i più innocenti. Educando al rispetto e all’accoglienza del diverso i nostri figli, i nostri nipoti e i nostri studenti. Imparando noi per primi e insegnando una comunicazione volta all’ascolto e all’accettazione; tenendoci informati sul fenomeno e sulle possibili derive.

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