Il Nuovo Compagno della Mamma

Oggi, separazioni e divorzi frequenti, hanno reso piu’ visibile una nuova figura, il compagno della mamma. 
Avere una figura maschile in casa, puo’ essere conveniente per una serie di motivi, tra cui quello economico ma sconveniente per altri. Il padre biologico di fronte ad una nuova convivenza, puo’ sentirsi messo da parte ed aver l’impressione di essere sostituito, nel suo rapporto con i figli, dal nuovo compagno della mamma.
La riuscita di una nuova situazione dipende sia dall’abilità del nuovo compagno di agire, sia dai figli, che hanno molto spazio di manovra per muoversi e determinare il successo o il fallimento del nuovo sistema familiare.
Secondo Hetherington, sono due gli errori che possono essere commessi e che possono pregiudicare il raggiungimento di un equilibro e di benessere:
pretendere di svolgere il ruolo paterno;
mostrarsi distaccato e poco incline a comunicare comportandosi come un ospite.
Come è possibile notare, sono due comportamenti opposti che se attuati, secondo l’esperto possono generare sentimento di opposizione dai parte dei figli.
Un altro fattore che incide sull’accettazione del nuovo compagno della mamma, è l’ età del figlio. 
Con gli adolescenti, è molto difficile. Molte ricerche dimostrano che famiglie con figli adolescenti sono impegnate a vivere problemi interiori legati al cambiamento, rendimento scolastico, tono dell’umore depresso ecc; i figli sono già impegnati a vivere le loro battaglie per raggiungere l’indipendenza che non hanno “tempo e modo “ per dedicarsi ad altro di sofferente e doloroso.

Cosa vivono i figli ?
Uno dei problemi che devono affrontare è quello di stabilire legami con “due padri “.
I figli si trovano ad avere relazioni con tre oppure quattro genitori e in base all’età che hanno, possono manifestare difficoltà su piu’ piani: cognitivi, del linguaggio e del sentimento. 
Anche sul piano del linguaggio, i figli, soprattutto piccoli, possono incontrare criticità nel chiamarli entrambi “Babbo” ed avere la necessità quindi di doverli differenziare. L’aspetto del linguaggio si integra con quello affettivo ed emotivo .
Anche l’atteggiamento della mamma puo’ favorire oppure ostacolare la differenziazione. In alcuni casi, sono le mamme stesse a spingere che il loro figlio dimentichi il padre biologico e consideri il vero padre il secondo.
E’ possibile appartenere a due famiglie se il passato ed il presente coesistono, se gli adulti generano equilibrio tra i due tempi e se non viene chiesto ai figli di dimenticare.
Il legame con il padre biologico non esclude la presenza di un nuovo legame con il terzo genitore, purché non siano fatti degli errori che possono generare ansie e difficoltà.
E’ necessario procedere per gradi, rispettare i tempi e gli spazi, non imporsi e non imporre la propria disciplina. Pazienza ed impegno portano sicuramente buoni frutti. Ovviamente niente è inevitabile, gli imprevisti esistono così come l’imprevedibilità personale .
In linea di massima se si procede per gradi rispettando i tempi e le differenze è piu’ probabile raggiungere un equilibrio ed un benessere nella nuova famiglia.
La fretta può compromettere i rapporti. Un periodo di “rodaggio” è inevitabile prima di prendere decisioni importanti inerenti matrimoni, convivenza e la nascita dei nuovi figli.
Ad esempio, se il nuovo genitore, fa un ingresso immediato nella vita del figlio , viene percepito come la causa di rottura del legame di coppia genitoriale. Se ai figli non viene dato il tempo per elaborare il lutto della separazione, la relazione con il terzo genitore risentirà sicuramente di questa percezione.
Altre problematiche di sviluppo possono nascere se il terzo genitore ha anche lui dei figli, magari adolescenti.
Rispetto ai padri acquisiti , molte ricerche dimostrano che le madri, hanno un ruolo molto piu’ delicato, sempre costrette a negoziare tra il troppo amore e il troppo poco, costrette a difendersi dall’immaginario delle favole di essere gelide matrigne .
In conclusione sia i padri che le madri acquisite necessitano di essere legittimati e per poter stabilire una relazione serena con il figlio, hanno bisogno del riconoscimento del ruolo da parte dei genitore biologico dello stesso sesso.

 

Tratto da “Il terzo genitore” Anna O. Ferraris