IL RANOCCHIO SORDO
Un giorno si tenne una competizione per ranocchi: dovevano scalare una torre molto alta fino alla sua sommità. Per l’occasione, si era radunata una gran folla: rane, tritoni e perfino gli insetti dello stagno si erano ammassati ai piedi della torre per godersi lo spettacolo.
Cominciò la gara e la folla, che riteneva quella scalata impossibile, cominciò ad esclamare:
“Non ce la faranno mai”.
“È un’impresa impossibile per un ranocchio”.
“Dovrebbero ritirarsi”.
I ranocchi, sentendo questi commenti, si scoraggiarono: alcuni decisero di arrendersi ancor prima di cominciare. Gli altri ranocchi, intanto, stavano scalando le pareti della torre.
Nel frattempo, dalla folla, continuavano a levarsi delle voci che dicevano:
“Poveri ranocchi, che fatica immensa! Non riusciranno mai ad arrivare fino alla cima”.
“Quei poveretti moriranno per la fatica prima di completare la loro scalata”.
E così, uno dopo l’altro i ranocchi si diedero per vinti: saltavano giù dalla torre e tornavano a casa abbattuti. Solo un ranocchio proseguì la sua scalata ed arrivò fino alla sommità della torre, vincendo la competizione.
La folla volle sapere come avesse fatto quel piccolo ranocchio a compiere un’impresa tanto difficile. Lo circondarono e gli fecero mille domande, ma si accorsero che il ranocchio era sordo e non poteva sentire una parola di quello che dicevano.
La storia del ranocchio sordo ci insegna che:
- chi non crede di farcela non dovrebbe influenzare e demotivare gli altri;
- prima di esprimere giudizi si dovrebbe pensare alle conseguenze delle proprie parole;
- i nostri valori dipendono dai giudizi altrui e la nostra autostima ne risente: occorre essere più consapevoli delle nostre risorse;
- ascoltando gli altri limitiamo noi stessi e gli obiettivi che possiamo raggiungere;
- accettare che non possiamo piacere a tutti.