E’ molto comune in questa fase che gli adolescenti siano spesso assenti e che rifiutino di usare la testa per ragionare.
Sotto l’aria assente e talvolta menefreghista c’è una sconosciuta sofferenza psicologica e rinforzare gli atteggiamenti svalutativi che il ragazzo mette in atto aggiunge altra sofferenza. Questo non significa lasciar correre ma significa essere esigenti rispettando il ragazzo ed i suoi tempi. Il rispetto dell’altro è fondamentale in ogni relazione, anche tra figlio e genitore.
Ricordiamoci che in questo momento l’adolescente è in continua evoluzione, ed il suo atteggiamento oscilla tra il bisogno di autonomia e protezione, atteggiamenti svalutativi e di critiche oltre ad non essere funzionali sono dannosi per il suo precario equilibrio.
Nella difficoltà ad imparare c’è la situazione “depressiva” che tanti ragazzi attraversano nel diventare adulti. La difficoltà di concentrazione è il sintomo maggiore perché l’energia psichica è investita in altro.
Infatti, la quantità di energia che ognuno di noi ha non è interminabile e viene suddivisa senza accorgersene in varie attività quotidiane, mentre una parte di essa, è riservata per controllare ansie e e paure a livello profondo. Se queste aumentano, l’energia investita aumenta notevolmente e viene disinvestita dalle altre attività che ne rimangono prive. La mancata concentrazione e l’aria assente vogliono quindi dire che il ragazzo sta utilizzando le sue energie per i cambiamenti emotivi che avvengono a livello profondo. E’ l’età dei cambiamenti ed è importante che i genitori non si lascino coinvolgere esclusivamente dal rendimento scolastico, perché questo puo’ peggiorare la situazione, alzando il livello di ansia del ragazzo e l’energia da utilizzare per placarla.
Secondo Ginott, i compiti diventano un terreno di scontro con i genitori perché l’adolescente in tal modo si ribella a loro ed alla loro ambizione . Il ragazzo sperimenta un’interferenza nella sua autonomia. In casi di conflitti e scontri, l’atteggiamento piu’ frequente è quello di deludere la propria famiglia portando a casa voti bassi, in modo da essere ribelle e acquisire un senso di indipendenza.
“Possono portarmi via la tv e la mancia ma non i miei brutti voti.. “
Questo problema non si risolve semplicemente diventando severi o permessivi, perché entrambe le modalità rinforzano atteggiamenti svalutativi.
In questo caso è bene affidare il proprio figlio ad un altro adulto che lo segua nel suo percorso e quando un figlio si sente autorizzato a sperimentarsi come individuo allora comincia ad assumersi le proprie responsabilità .