LA GELOSIA E LA PAURA DI PERDERE IL POSSESSO
… Stava forse diventando una forma di ossessione, ma l’idea che la sua migliore amica potesse soffiarle il ragazzo non le dava tregua, era sempre lì, in un angolo della sua mente, accucciata ma pronta a balzare fuori a ogni minimo inizio. Era gelosa. Sì, gelosa di ogni attimo che il suo ragazzo era in compagnia dell’altra, e a poco valeva ripetersi che erano compagni di classe e che era normale che si sentissero per i compiti o altro legato alla scuola. Lui era suo e basta. L’altra non c’entrava nulla nel loro rapporto sbocciato al rientro dalle vacanze estive… peccato che “l’altra” fosse la sua migliore amica, la persona con cui era più in confidenza, che la conosceva meglio. E se davvero avesse provato a portarle via il ragazzo? Magari fingeva soltanto di essere amica di tutt’e due… magari anche lei aveva messo gli occhi su di lui e tramava alle sue spalle. Quell’amore nata soltanto da un paio di mesi stava diventando così importante che lei non tollerava l’idea di perderlo…
Spesso si confondono due diverse emozioni, che provocano entrambe malessere e disagio in chi le esperisce, ma che in effetti si riferiscono a cose sottilmente differenti. Riportiamo qui la descrizione di Berthoud ed Elderkin, tratta dal loro interessante e ironico libro Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno: “A differenza dell’invidia, che è il desiderio dei beni altrui, la gelosia è la tendenza a torturare se stessi col pensiero che qualcun altro possa toglierci quello che è nostro. Ciò si traduce nella voglia di tenere sempre più stretto questo bene, comportandosi come persone bisognose e insicure, e sfogandosi contro chiunque potrebbe abbandonarvi […] Impermeabile alla ragione, è una forza estremamente distruttiva, e se lasciata senza controllo annullerà la vostra autostima e, alla fine, vi impedirà di avere un rapporto sano con ciò che custodite con tanta disperazione.” (Berthoud & Elderkin, 2016, p. 304)
Che cosa potrebbe accadere, allora, alla protagonista della scena riportata più sopra? Ogni piccolo dettaglio verrà interpretato sotto la lente distorta della gelosia e, dunque, sembrerà confermare i suoi sospetti e le sue paure. A niente varranno le proteste di innocenza del ragazzo e dell’amica, che saranno percepiti come subdoli e infidi qualsiasi cosa dicano o facciano. La persona che soffre di una gelosia eccessiva prova una forte sofferenza al pensiero del tradimento e della perdita; quindi, metterà in atto tutte le strategie di cui è capace per mantenere il “controllo” del “bene” (nel caso dell’esempio, il ragazzo) a cui tiene così tanto. In realtà, è proprio cercando di esercitare questa forma di super controllo che l’individuo geloso finirà per confermare la sua paura più grande: perderà il suo “bene”, in una sorta di profezia che si auto avvera, poiché non darà abbastanza fiducia e non lascerà abbastanza spazio al partner, finendo per soffocarlo e spingendolo verso un rapporto più equilibrato e soddisfacente.
Ma la gelosia allora è sempre negativa?
Quando si parla di emozioni, del mondo affettivo dell’individuo non ha molto senso parlare di “positività” e “negatività”, poiché tutte le emozioni che possiamo provare sono sempre funzionali a qualcosa, sono adattive per la nostra sopravvivenza e, in quanto tali, nessuna di esse è “giusta” o “sbagliata”. La gelosia “sana” non fa eccezione: è naturale provare un po’ di gelosia per il nostro partner perché, se teniamo alla nostra storia, sicuramente ci abbiamo investito un bel po’ di tempo e di risorse; lo stesso si può dire di un ruolo prestigioso che rivestiamo in ambito lavorativo e che ci è costato impegno e dedizione, oppure di un oggetto particolarmente ambito che ci è costato denaro e sacrifici.
E allora, quando la gelosia non è più “sana”?
Quando ci provoca un’intima sofferenza, quando è eccessiva rispetto all’oggettività dei fatti, quando tormenta noi e l’altro. Le motivazioni alla base della nostra paura di perdere ciò a cui più teniamo possono essere molteplici, ma tutte sottendono un’insicurezza di fondo che ci rende vulnerabili al confronto con gli altri, che, spesso inconsciamente, ci sembrano più belli, più competenti, più disinvolti, più simpatici, più ricchi ecc.
Quindi cosa dobbiamo fare?
Innanzitutto, prendere consapevolezza di questa nostra fragilità e poi lavorare su noi stessi, per acquisire maggior fiducia in noi che, in seguito, si trasformerà anche in maggior fiducia verso gli altri, in primis le persone a noi care: il partner, la famiglia, gli amici ecc. E’ importante potersi affidare a un professionista da qui ci sentiamo subito accolti e con cui ci sentiamo di poterci aprire: una buona relazione “riparatrice” è ciò che serve per gettare le basi della fiducia.
RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO:
Berthoud, E. & Elderkin, S. (2016), Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno, Palermo, Sellerio.
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