L’amore ai tempi della Rete

L’uomo accede al proprio profilo e inizia a guardare tutte le fotografie delle donne che sembrano interessate a fare la sua conoscenza. Ce ne sono molte e di tutti i tipi: bionde, brune, rosse, sorridenti, provocanti, acqua e sapone, eleganti, sbarazzine… Anche di messaggi ne ha ricevuti tanti, ma quelli sono davvero poco distinguibili: non c’è traccia di originalità, né un pizzico di creatività… e le fotografie? Saranno riproduzioni veritiere dei soggetti che ritraggono oppure completamente ritoccate o, addirittura, ritratti di altre persone? A pensarci bene, anche le fotografie non hanno granché di originale: le pose assunte dai soggetti rimandano a quelle delle attrici, delle modelle più ammirate. I siti di incontri sono un mondo a sé, dove l’identità può essere mascherata, alterata o trasformata a proprio piacimento… Sospirando, l’uomo scrolla il capo e spegne il computer.

Foto stereotipate e studiate, frasi fatte o comunque pensate ad arte per attrarre l’attenzione di chi legge… in rete anche l’amore diventa merce, qualcosa da esporre e per cui competere.  Eva Illouz (2007), sociologa, ha coniato al riguardo un’espressione molto suggestiva, “capitalismo emotivo”, per definire questa commistione di ricerca di relazioni affettive e leggi di mercato, per cui anche una sfera così intima e privata come quella dell’amore perde improvvisamente tutta la sua spontaneità, finendo per assomigliare ad una sorta di mercato virtuale in cui vince chi espone la merce migliore, quella che colpisce maggiormente. In tutto questo, che fine ha fatto la corporeità? I siti di incontri, come fa acutamente notare Galimberti (2021), presentano, per la loro intrinseca natura virtuale, soltanto immagini statiche, oltre che non spontanee, degli individui che desiderano intrecciare relazioni romantiche, cosa che taglia fuori, di fatto, tutto il movimento, il linguaggio corporeo, la gestualità, l’espressività del volto, il timbro della voce: caratteristiche fondamentali su cui si basa, invece, l’attrazione sessuale. Continuando a seguire Galimberti, il corpo e il suo linguaggio in movimento che interagisce nel suo ambiente di vita sono elementi imprescindibili nell’innamoramento, inteso come qualcosa di immediato, cioè di non veicolato razionalmente, ma percepito con sensazioni che si compenetrano e si fondono. A questo, secondo Galimberti, si riferisce l’espressione del linguaggio comune “colpo di fulmine”, che “… in quel “colpo” stabilisce tutta la differenza qualitativa che distingue un amore romantico da un amore virtuale mediato da internet.” (Galimberti, 2021, p. 134). Il colpo di fulmine, infatti, è improvviso e inspiegabile tramite le parole. È qualcosa che passa tramite il corpo e i sensi, quasi una scarica elettrica. Naturalmente, non si tratta di demonizzare la Rete, che, da quando è nata, ha offerto e continua a offrire possibilità di comunicazione e contatto prima nemmeno pensabili che hanno migliorato la vita lavorativa di milioni di persone e hanno permesso a chi vive lontano da amici e parenti di mantenere in vita relazioni altrimenti destinate a spegnersi a causa della lontananza. Tuttavia, è opportuno tenere a mente che relazione significa anche vicinanza fisica, tridimensionalità; a maggior ragione, una relazione romantica ha bisogno del ricco universo di gesti, suoni, colori, odori e sapori che soltanto il corpo con la sua prorompente presenza fisica è in grado di offrire. Per l’amore romantico ha maggior rilevanza, infatti, ciò che si sente davanti all’amato, piuttosto che ciò che si conosce razionalmente (Merleau-Ponty, 1972). Al contrario, quello che accade sui siti di incontri, come fa notare Galimberti (2021), è la veicolazione delle proprie caratteristiche personologiche, dei propri interessi e hobby tramite la parola scritta, quindi, tramite il linguaggio, che per sua natura opera sempre una razionalizzazione sul pensiero, sul sentimento e sul ricordo e lo fa in misura ancora maggiore nel caso di un’autopresentazione che deve invogliare il lettore o la lettrice a contattare lo scrivente ai fini di una prossima conoscenza di persona. Nelle parole di Galimberti (2021, p. 130) quello che avviene durante la creazione di un profilo da caricare su un sito di incontri è che: “… L’Io deve auto-osservarsi e sottoporsi a una riflessione su di sé onde pervenire a un’autodefinizione che gli consenta di formulare delle opinioni e delle preferenze in ordine ai modelli ideali di partner, di amore e di stile di vita che dovrebbero appartenere a chi si vuole incontrare.” Non un’auto-osservazione spontanea, dunque, ma in qualche modo piegata a quello che si ritiene che il lettore o la lettrice vogliano leggere prima di scegliere di osservare la foto del soggetto, anch’essa resa perfetta dai ritocchi e dalla posa scelta con cura sulla base di ciò che va maggiormente di moda al momento. E cosa accade alla prima telefonata, quando comincia a incrinarsi questa immagine di piatta perfezione bidimensionale offerta dal mondo virtuale? Cosa accade quando la voce, con il suo timbro e il suo accento, irrompe nel virtuale facendolo rapidamente precipitare nel mondo reale? Sorpresa. Imbarazzo. Più spesso delusione. La fantasia di cui i due individui che hanno allacciato una relazione virtuale si sono nutriti durante lo scambio iniziale di foto e messaggi crolla come un castello di carte al soffio del vento. L’amore romantico ha bisogno sia del corpo che della mente per poter sbocciare, ha bisogno di quel connubio di passione e sensazioni che soltanto la corporeità nella sua presenza immediata può offrire. È quella scintilla, quel pizzico di sana follia che accende l’anima di chi, giovane o meno giovane, si definisce “innamorato”.

Riferimenti bibliografici:

Galimberti, U. (2021). Il libro delle emozioni. Milano: Giangiacomo Feltrinelli Editore.

Illouz, E. (2007). Intimità fredde. Le emozioni nella società dei consumi. Milano: Feltrinelli.

Merleau – Ponty, M. (1972). Fenomenologia della percezione. Milano: Il Saggiatore.

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