Limiti e regole: quando è importante dire di “no”
Il tema delle regole è un tema caldo su tutti i fronti. Spesso il comportamento dei genitori oscilla, tra due versanti: da un lato si tenta di porre troppi limiti e dall’altro non si cerca di stabilire nessuna regola. Le regole servono e devono esserci, in misura adeguata affinché il bambino possa sviluppare autonomia e sicurezza. Gli eccessi nei limiti gli impongono di non tentare, nel non sperimentarsi; per contro l’assenza di regole e di limiti invece, gli impedisce di interiorizzare i confini tra ciò che è permesso fare e ciò che non lo è.
Le regole, riducono il caos presente nell’ambiente e forniscono sicurezza. Consentono un adattamento alla vita sociale e permettono lo sviluppo delle relazioni, perché definiscono il rispetto. Acquisire le regole, quindi, significa diventare delle persone concrete, positive e sviluppare una sensazione di sicurezza. L’attenzione di noi adulti, quindi, potrebbe essere posta nel tentativo di avere dei limiti che riguardino la sostanza e non la forma.
Secondo Alba Marcoli, lavorare con i genitori su questo tema è, molto difficile e delicato, proprio perché si tratta di genitori che hanno in “genere fatto di tutto per offrire ai loro bambini un ambiente buono in cui crescere”. Ogni genitore agisce pensando di fare del bene al proprio figlio. Questo è un punto fermo. A meno che non ci siano diverse intenzionalità, ma questo è un altro discorso. Il limite e la regola servono al bambino, poiché in quel no che viene detto, egli si vive la frustrazione derivante dal fatto di non poter fare quello che vuole ed ottenere ciò che desidera e quando lo desidera.
La frustratio (dal latino delusione) deriva dalla mancata soddisfazione di un desiderio o di un bisogno. Nei bambini, la soddisfazione immediata dei bisogni (un giocattolo per esempio) ha sicuramente una componente di gratificazione sia sul piano personale che affettivo, ma non produce un beneficio poiché, a lungo andare, tende a divenire una modalità comportamentale di risposta, insomma… una pretesa. Crescendo, ogni singolo soggetto, dovrà affrontare un insieme di sfide orientate al raggiungimento degli obiettivi, soprattutto scolastici e relazionali, e per chi è abituato a soddisfarli nell’immediatezza, non percepirà in maniera sana le frustrazioni che potranno derivare dalle varie situazioni di vita e soprattutto a difendersi dalle stesse, come per esempio in un conflitto con un compagno o in situazioni di prepotenza nelle quali dovrà imparare ad imporsi. Cosa rappresentano i no?
I confini e servono a dare sicurezza, riducono quindi incertezza e caos, i figli non devono pensare di essere onnipotenti. I no di oggi serviranno per i sì di domani, ma saranno detti da nostro figlio e riguarderanno aspetti di vita importanti: la scuola, il lavoro, la responsabilità. Come devono essere detti? Devono essere pochissimi ma convinti, si rischia altrimenti di causare comportamenti opposti; infatti, l‘eccessiva autorità può provocare opposizione e crisi di rabbia; occorre giustificarli ed inserirli in un contesto descrittivo, arricchito di esempi pratici: i genitori devono essere alleati, stili genitoriali opposti passano al figlio e creano ambiguità e messaggi paradossali, pericolosi per la crescita. Alcuni esempi di no: no all’uso smodato e libero di play station; no alle picche e capricci; no alla richiesta di eccessiva libertà se l’età non lo consente
Il genitore quindi, che per un suo bisogno, accontenta in tutto e per tutto i bisogni del bambino, gli impedisce di provare, almeno qualche volta, la valenza positiva della frustrazione. Questo avviene spesso, quando ad esempio, preveniamo i desideri del bambino, cercando di soddisfarli, senza che sia stato lui a chiederli. Ci possiamo chiedere come genitori, se quello che stiamo facendo in quel momento serve a soddisfare noi, e placare i nostri sensi di colpa, oppure nostro figlio.
Il bambino ha le risorse per affrontare le sue “frustrazioni”. Ponendo l’accento su questo aspetto importante, passiamo al bambino, un messaggio positivo, di fiducia nelle sue capacità. Sarà un adulto che potrà contare sulle proprie risorse, perché sa di possederle; è stato nella difficoltà, dovuta alla negazione di un desiderio, ha attivato il suo bagaglio di capacità ed è riuscito a trovare in sé la forza per andare avanti. Ovviamente, per un genitore può essere difficile stare ad osservare i tentativi e gli errori che potrà fare, ma il contenere questa preoccupazione, facendo sentire al nostro bambino che ci siamo, potrà portare enormi vantaggi. Ricordiamoci sempre che i genitori sono dei modelli educativi per i bambini che infatti, imparano per imitazione. È impossibile sperare di imporre delle regole che non si mettono in pratica e si rispettano per primi. Questi utili consigli facilitano certamente l’instaurarsi di una buona relazione tra genitore e figlio, e facilitano il genitore stesso nell’educare i propri figli anche attraverso la trasmissione delle regole della vita quotidiana. Siate presenti, ascoltate ed accogliete le emozioni che vostro figlio vi sta trasmettendo. E se avete voglia e tempo, leggete loro una favola, magari una sulle regole e sui limiti.
“Papà … ieri sera quando mi hai accompagnato a letto e io continuavo a piangere e fare i capricci, tu non hai capito proprio niente!!! Volevo che tu mi dessi una sculacciata perché da solo non riuscivo più a smettere. Eri tu che dovevi aiutarmi “