L’intelligenza emotiva
“Chi non capisce uno sguardo, non capirà nemmeno una lunga spiegazione” (Proverbio arabo).
L’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni degli altri è alla base dell’intelligenza emotiva. Questa capacità deve essere sviluppata e possiamo farlo, fin da subito nei bambini. Ad esempio, facendo capire cosa un amico può davvero provare in una situazione di dispetto oppure di disagio anche durante un gioco. L’intelligenza emotiva è “la capacità di conoscere le emozioni e di orientarsi con gli altri in modo efficace”. Chi non la sviluppa in modo appropriato rischia di confondere le proprie emozioni con quelle altrui; comprendere le proprie emozioni e quelle degli altri è fondamentale per l’essere umano. È una competenza trasversale necessaria per svolgere qualunque prestazione e per raggiungere gli obiettivi prefissati nella vita. Nei bambini compare intorno ai 3/8 mesi con le prime “smorfie“; attorno ai 14 /18 mesi i bambini iniziano a cogliere i segnali comunicativi degli altri e a rispondere a essi. Intorno ai 3 anni, compaiono le rappresentazioni, cioè le idee collegate ai sentimenti con cui il bambino inizia a leggere e codificare la sua realtà.
Come possiamo aiutare i bambini a sviluppare in modo adeguato questa competenza? Facendoli parlare delle loro emozioni. Se sono arrabbiati diamo lo spazio per fare emergere la rabbia, se sono felici parliamo della felicità che provano. Stiamo sulle emozioni. Se li aiutiamo a interpretare correttamente le emozioni riducendo l’effetto che quelle negative possono causare, secondo A. O. Ferraris li aiutiamo a difendersi dai VIRUS MENTALI “cioè le interpretazioni sbagliate” (mi perseguita, non mi vuole, non faccio mai bene nulla, tutto deve andare come dico io)
Noi siamo il loro esempio.