OMBRE E LUCI TRA GENITORI E FIGLI

… Suo padre era un uomo importante, affermato. Era un medico di successo che aveva fondato una clinica privata che, negli anni, era diventata un luogo di eccellenza per il trattamento di alcune patologie. Quando era bambino, si era sempre sentito molto orgoglioso di quel padre formidabile che ai suoi occhi non commetteva mai errori e sapeva sempre cosa fare. Poi, entrando nell’adolescenza, le cose erano cambiate: aveva iniziato a sentire il bisogno di “staccarsi” da quell’immagine imponente e praticamente perfetta, perché sentiva di essere profondamente diverso. Andando avanti negli anni, aveva cominciato a sentirsi inferiore a suo padre e gli sembrava sempre di leggere la sua piccolezza nello sguardo di tutti coloro che conoscevano entrambi. Aveva rifiutato di diventare medico. Per la prima volta, aveva scelto con la sua testa e, all’inizio, ne era stato orgoglioso. Poi, però, si era reso conto che la sua autodeterminazione era finita lì: non era diventato medico, ma non era diventato nemmeno qualcos’altro. 

… Una madre conosciuta e bellissima era fonte di vanto, ma anche di mille insicurezze. Lo sapeva bene lei, che aveva una madre attrice, ammirata ed elogiata. Fin da piccola, subire continui confronti e paragoni era stato un tormento. Quando era brava era “tutto merito delle raccomandazioni di sua madre”; quando andava male era “la brutta copia di sua madre”. Essere vista per ciò che era sembrava impossibile.

Per l’opinione comune solitamente i figli di professionisti affermati hanno vita più facile di coloro che hanno genitori meno affermati a livello lavorativo. Pur non potendo generalizzare, questo non è sempre vero: le figure genitoriali molto ingombranti possono ostacolare, anche inconsapevolmente, l’armonioso sviluppo dei figli, che possono finire per sentirsi “schiacciati” dall’ombra del genitore, che risulta onnipresente. Spesso in famiglia, se c’è un’attività ben avviata, si fa pressione sui figli affinché subentrino da adulti nella sua gestione e la portino avanti. Se questo, un tempo, era un modo comune di procedere che derivava soprattutto dall’immobilismo della società – pensiamo, per esempio, a quanto accadeva nel Medioevo: i figli seguivano sempre le orme dei padri perché non avevano possibilità di “salire la scala sociale” – , non è più così nella società contemporanea, in cui gli adolescenti sono solitamente lasciati liberi di sperimentare una lunga moratoria che gli permetta di “provare” vari lavori e ruoli prima di assumerne uno più o meno definitivo. Se ciò non avviene, è possibile che il figlio si cristallizzi nel ruolo per lui scelto dalla sua famiglia, senza avere il tempo necessario per capire se questo è a davvero ciò che vuole e ciò che più lo rappresenta. La presenza ingombrante di una figura genitoriale percepita quasi come onnipotente può finire per far sentire il figlio inadeguato, inferiore. “Sbagliato”, insomma. Grande causa di sofferenza, poi, possono essere i giudizi degli altri: parenti, amici, insegnanti ecc. che costantemente mettano a confronto il figlio con il genitore.

Che fare?

Risulta importante sostenere il bambino nell’arco del suo sviluppo, affinché possa sviluppare un’adeguata autonomia dalle figure genitoriali ed elaborare, durante l’adolescenza, un proprio progetto di vita. Vale la pena ricordare che, come genitori, dovremmo evitare di rovesciare sui nostri figli tutte le nostre aspettative e lasciarli liberi di sperimentare il più possibile, affinché possano scoprire autonomamente inclinazioni e talenti che desiderano sviluppare.

Un percorso psicoterapico, da adulti, può aiutarci a trovare quell’autonomia e quella volontà di scelta che ci sembra ci sia stato negato nell’infanzia. Non è mai troppo tardi per scoprire se stessi”

Immagini Pexels

Per consulenze e appuntamenti:

cellulare: 328.7623328 

e-mail: studio@barbaracalcinai.it