Quando il burn-out bussa alla porta

… Si era accostata al suo lavoro con grandissima passione, dedizione, voglia di fare ed entusiasmo. Per i primi due anni era andato tutto bene: aveva accolto tutti i suggerimenti dei colleghi più esperti, si era resa disponibile a coprire più turni, aveva sempre offerto una parola gentile o di conforto ai pazienti. Ora, invece, sentiva che le cose stavano cambiando; si sentiva stanca e un po’ demotivata; si lamentava dei colleghi meno efficienti e dei pazienti più difficili; non riusciva a recuperare le energie durante i giorni liberi, ma, soprattutto, sentiva che l’entusiasmo iniziale stava velocemente precipitando e non aveva la forza di riaccenderlo. I casi più tristi le provocavano inquietudine o ansia, gli altri, insofferenza. Che le stava succedendo?

… Fare l’insegnante, lavorare tutti i giorni con i bambini, aiutarli a imparare qualcosa sul mondo, era sempre stato il suo sogno che, con il tempo e lo studio, si era trasformato in un obiettivo realizzato. Amava i bambini, quel loro modo ingenuo ma insospettabilmente acuto di porre mille domande, la loro fantasia, la loro capacità di amare, di ridere, di godere delle piccole cose quotidiane… allora perché adesso trovava i loro strilli insopportabili, le loro corse per l’aula troppo rumorose, le loro domande assillanti e il loro affetto invadente? Com’era possibile che tutte le cose che prima gli davano gioia e soddisfazione adesso gli procurassero fastidio e insofferenza?

Secondo l’OMS il burn-out è una vera e propria sindrome (sindrome da burn-out da lavoro), derivante da uno stress cronico che ha avuto origine nel proprio posto di lavoro (Treccani) e comporta tutta una serie di sintomi che possono inizialmente anche essere trascurati dall’individuo, che potrebbe percepirli come qualcosa di passeggero in grado di risolversi da solo. La sintomatologia del burn-out è ampia e complessa e può toccare vari ambiti, dalla difficoltà a dormire, alla costante sensazione di fatica e stanchezza, per arrivare alla sintomatologia fisica (emicranie, crampi addominali, tachicardia ecc.) e a quella psicologica (tristezza, ansia, nervosismo, depressione). Poiché alcuni dei sintomi dell’individuo preda del burn-out possono essere comuni anche ad altre patologie, è sempre bene rivolgersi al proprio medico curante che, se del caso, potrà inviare ad altro specialista. Spesso sono evidenti anche cambiamenti comportamentali e di atteggiamento nei confronti della propria professione, dei colleghi, degli utenti ecc. Apatia, irritabilità, svogliatezza, mancanza di empatia, scarsa gentilezza nei confronti della clientela e dei colleghi e/o superiori, evitamento delle responsabilità, scarso rendimento in ambito professionale e incapacità di provare piacere nelle attività che si stanno eseguendo, possono tutti essere dei cambiamenti di attitudine e comportamento che avvengono nell’individuo in burn-out. Chiedersi quali categorie professionali sono a rischio di burn-out e perché, nella nostra società, potrebbe non essere una domanda così feconda in termini di stimolo alla riflessione. Se, infatti, sappiamo che il burn-out, come fenomeno, è stato inizialmente individuato e studiato nelle professioni di cura e dei servizi alla persona (medici, psicologi, operatori sanitari in generale, OSS ecc.), oppure di tipo assistenziale (educatori, insegnanti ecc.), oggigiorno è un fenomeno riscontrabile in ogni ambito professionale altamente richiestivo, tantoché la voce “burn-out da lavoro” dell’Enciclopedia Treccani online parla apertamente di “patologia della contemporaneità” , (https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/Burn_out_da_lavoro_l_OMS_lo_classifica_come_sindrome.html)

Perché, quindi, una sindrome che si pensava investisse soltanto coloro che per lavoro passano molte ore al giorno a contatto con il dolore, la sofferenza e la fragilità, ha finito per connotare una “malattia professionale” comune a molti? Esattamente per quanto accennato più sopra: un ambiente lavorativo altamente competitivo e stressante, in cui i ritmi di lavoro sono frenetici e le responsabilità molte, può indurre nel lavoratore una crescente sensazione di “non farcela”, accompagnata da ansia e preoccupazione, che a loro volta possono essere le cause di un abbassamento delle performance lavorative, in un circolo vizioso da cui è difficile poter uscire in autonomia e che accresce la sintomatologia e l’insoddisfazione. I sintomi da burn-out non dovrebbero mai essere sottovalutati, ma sempre portati all’attenzione del medico e dello psicologo, in modo da poter intervenire tempestivamente per ripristinare l’equilibrio psicofisico del lavoratore.

Per saperne di più:

https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/Burn_out_da_lavoro_l_OMS_lo_classifica_come_sindrome.html

https://www.stateofmind.it/burnout/ 

Per consulenze e appuntamenti:

cellulare: 328.7623328 

e-mail: studio@barbaracalcinai.it

Immagini Pexels