QUANDO L’AMORE È UN VELENO
… Mai avrebbe immaginato che la sua vita amorosa potesse essere costellata di tanta sofferenza! Come tutte, aveva sognato una storia che la facesse sentire viva, che le regalasse indimenticabili momenti di felicità e appagamento, costruita sulla complicità e non soltanto sul desiderio. Quando era ragazzina, appena adolescente, non avrebbe saputo figurarsi il suo “uomo ideale”, tutto rimaneva molto nebuloso e confuso, ma certamente non avrebbe mai immaginato di innamorarsi di una persona così poco responsiva ed empatica! Lei si sentiva costantemente in debito di attenzioni e lui non faceva niente per farla sentire amata, apprezzata, valorizzata. Eppure, non riusciva a lasciarlo perché in qualche modo lui era il suo centro, il suo “tutto”. Non riusciva a contemplare nemmeno la possibilità di una vita senza di lui. Doveva sempre cercare di compiacerlo, anche se tutto ciò che faceva non sembrava mai essere abbastanza. Perderlo le sarebbe risultato intollerabile, inaccettabile… anche se la loro convivenza era ormai lastricata di tormento: sfiducia, gelosia, litigi, sfuriate… Ciò nonostante, perderlo sarebbe stato peggio: sarebbe rimasta sola. Senza amore. Sola con se stessa e con il suo vuoto, con il suo abisso da riempire. Aveva bisogno di lui, di sentirlo vicino, per sentirsi una persona intera. Anche quando si urlavano contro. Più lui si allontanava, più lei lo ricercava e faceva di tutto per tenerlo legato a sé… Quanto ancora sarebbero riuscita ad andare avanti presi nel mezzo di una girandola impazzita?
Ritrovarsi a dipendere totalmente dall’altro all’interno di una relazione romantica non può che creare grande disagio e sofferenza emotiva. La propria felicità, in tal caso, infatti, dipende totalmente dagli “alti e bassi” del comportamento del proprio partner. Indipendentemente dal fatto che il partner possa essere una persona ragionevolmente equilibrata e sinceramente innamorata, dipendere da qualcun altro per il proprio benessere emotivo è disfunzionale e può portare a soffrire di ansia e depressione, nonché a essere manipolati dall’altro, che comprenderà ben presto come far leva sul punto di debolezza del partner. Per un osservatore esterno alla coppia, sembra incredibile che i due partner riescano in qualche modo a mantenere un equilibrio, sebbene fragile, nella diade, perché il conflitto tra i due appare manifesto, così come la loro infelicità, eppure questo è proprio ciò che accade. La dipendenza affettiva di uno dei due componenti della coppia instaura, infatti, un circolo vizioso difficilissimo da disinnescare e che pervade tutte le dinamiche relazionali dei due partner.
La dipendenza affettiva o anche detta love addiction, rientra ormai tra quelle che vengono considerate le “nuove” forme di dipendenza, che non hanno a che fare con l’abuso di alcol o di sostanze stupefacenti: il gioco d’azzardo (gambling), lo shopping compulsivo, la dipendenza da lavoro, da internet, da social media, da sport, da sesso e, appunto, la dipendenza affettiva, sono forme più recenti di dipendenza che (tranne il gambling) non godono ancora di specifici criteri diagnostici all’interno del DSM – 5 TR e, anche per questo motivo, possono essere sottovalutate sia da chi ne soffre che dalle persone che gli vivono accanto. Anche l’amore, dunque, proprio come una droga, può indurre uno stato di forte dipendenza.
Ma come?
Proprio come l’alcol o una sostanza eccitante, l’amore va a stimolare alcune aree del cervello che fanno parte del “sistema della ricompensa”, sensibili al piacere, e può innescare una serie di reazioni a catena che inducono l’individuo alla ricerca del mantenimento della relazione romantica anche se essa non risulta più soddisfacente come all’inizio della storia, perché l’assenza (reale o immaginata) del proprio partner può portare a una forma di astinenza. La prospettiva dell’abbandono o del rifiuto da parte del proprio partner è percepita come intollerabile dal dipendente affettivo, che farà di tutto per scongiurare questo evento, mettendo in atto anche comportamenti manipolatori o iper-controllanti, se necessario. La sofferenza nella love addiction non è data soltanto dall’astinenza per l’assenza dell’amore o dell’attenzione del proprio partner, ma anche dal conflitto che si innesca tra due diverse tendenze, entrambe presenti nell’individuo, ma fortemente in contraddizione tra loro: il bisogno di assicurarsi con ogni mezzo che il proprio partner rimanga legato a sé e il desiderio di poter affermare la propria personalità. Infatti, il dipendente affettivo è pronto a compiacere il partner anche umiliandosi pur di non incorrere nel temuto abbandono, ma allo stesso tempo vive con sofferenza la prigione che si è costruito con le proprie mani e da cui non vede via d’uscita. Proprio come un individuo che soffre di una dipendenza da sostanze, il dipendente affettivo si dibatte in una condizione intollerabile in cui da una parte ricerca assiduamente e disperatamente il controllo sulla propria relazione e la vicinanza sempre più esclusiva del proprio partner, mentre dall’altra vorrebbe riuscire a spezzare i vincoli che lo tengono incatenato. Il loop che viene a crearsi risucchia presto al suo interno tutti i pensieri e tutte le energie del dipendente affettivo, che si ritrova, di fatto, anche se inconsapevolmente, a ingigantire sempre più quel vuoto interiore che è un retaggio di esperienze infantili di attaccamento insicuro.
Uscire da soli dalla dipendenza affettiva può rivelarsi un compito insormontabile. Chiedere aiuto a un professionista del benessere psicologico, formato sulle dinamiche affettive e di coppia può essere un primo passo importante per l’affermazione di sé e del proprio, legittimo bisogno di vivere in sintonia con i propri valori, le proprie credenze e i propri desideri.
L’amore non deve essere una gabbia, ma una gioia condivisa.
Riferimenti bibliografici:
Borgioni, M., (2022). Eco, narciso e le figure della dipendenza affettiva. Roma: Alpes
Borgioni, M., (2015). Dipendenza e controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota. Roma: Alpes
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