Se snobbare il tuo partner passa dal cellulare
… Gli sembrava di parlare al vento e la sensazione era di quelle veramente irritanti e frustranti, che lo mettevano di malumore. Cosa ci poteva essere di peggio che cercare di mantenere una conversazione sensata con qualcuno che rispondeva a monosillabi e con gli occhi incollati allo schermo dello smartphone? Lei non lo ascoltava, non lo ascoltava sul serio. Annuiva ogni tanto con aria assente e svagata oppure corrucciata, tutta presa da chissà quale questione legata a quel dannato universo parallelo del web. Davvero, era come parlare al vento o da soli. La prossima volta non le avrebbe chiesto proprio nulla e avrebbe deciso in autonomia dove trascorrere le vacanze estive.
… Era completamente inutile insistere: quando aveva quel benedetto smartphone in mano (e capitava spessissimo!) suo marito era come risucchiato in un mondo tutto suo che lo isolava da tutto il resto. Inutile parlargli, tanto non si sarebbe ricordato proprio niente. Però che rabbia! E che fatica mandare avanti la comunicazione!
Le problematiche che le coppie si ritrovano ad affrontare, ormai è assodato, possono essere molteplici e di varia natura: più volte nel corso di questi articoli abbiamo affrontato i diversi “nodi” che i due partner possono trovarsi a dover “sciogliere”, in autonomia o con l’aiuto di professionisti qualificati (tradimento, gelosia, conflitti, differenza di età ecc.), ebbene, dobbiamo aggiungere a tutti questi ostacoli a una soddisfacente relazione romantica, un altro scoglio da scalare, piuttosto recentemente studiato, che in inglese si chiama phubbing. Questo termine, nato dalla fusione delle due parole phone e snubbing (che ha il significato di snobbare nel senso di ignorare, ma anche di umiliare e mortificare), è un neologismo coniato da Adrian Mills e David Astle nel 2012 e divenuto poi popolare grazie alla campagna Stop phubbing. Ma quale fenomeno inquadra realmente questa espressione? Con phubbing si intende in generale quell’atteggiamento caratterizzato dalla tendenza a ignorare la persona che si trova fisicamente con noi in favore dell’interazione con il proprio smartphone; più in specifico, si riferisce allo stesso fenomeno che avviene però tra due partner all’interno di una relazione romantica. Nel 2013 la giornalista Catherine Pearson pubblicò un articolo sul The New York Times in cui riportava studi scientifici secondo i quali il fenomeno del phubbing all’interno di una relazione di coppia era soltanto apparentemente “benigno”. In effetti, se ci riflettiamo bene, già il termine stesso mostra la radice del malessere che questo comportamento ripetuto nel tempo può provocare: ignorare, snobbare… umiliare. Si evince facilmente come, alla lunga, un comportamento del genere da parte di uno dei due partner non possa che far aumentare la frustrazione e l’irritazione dell’altro. Di fatto, a nessuno piace essere costantemente ignorato, men che meno all’interno di un rapporto di coppia e a vantaggio del mondo “virtuale”. Inoltre, questa sistematica mancanza di attenzione all’altro e a quanto sta facendo o dicendo può portare a incomprensioni più o meno importanti (“te l’ho detto due volte, ma non mi ascolti mai”; “mi sembrava di avertene già parlato l’altro giorno, ma evidentemente non stavi attenta”; “perché mi hai detto di sì se non sei d’accordo? Te l’ho chiesto apposta per decidere insieme, ma cos’hai capito?”) perché la mancanza di attenzione prestata alle conversazioni viene spesso mascherata da cenni di assenso offerti evidentemente senza consapevolezza. Un atteggiamento del genere può, nel tempo, deteriorare il clima relazionale? Anche il buonsenso ci spinge a rispondere affermativamente a questa domanda. Molte altre riflessioni possono prendere avvio dall’esplicitazione di questo fastidioso fenomeno: per esempio, che fine ha fatto la “buona educazione” per cui si richiede a due persone che conversano di prestare attenzione a quanto reciprocamente si dice, oppure di sospendere la conversazione dicendo semplicemente: “Scusami, adesso non riesco a seguirti, ne parliamo più tardi, va bene?” Lo smartphone, con il suo “mondo virtuale” accessibile istantaneamente e facilmente tramite le piattaforme social e le app di messaggistica ecc. non è soltanto uno strumento potente, è anche molto attraente e pratico. È sempre con noi, ovunque andiamo e la tentazione di utilizzarlo per i più svariati motivi in ogni contesto e a qualsiasi ora è fortissima. Cosa fare per non esserne irrimediabilmente preda e cadere vittimi del phubbing che ci allontana dal nostro partner (ma anche dagli amici fisici!)? Pearson nel suo articolo (2013) riporta alcune semplici “strategie” esplicitate da studiosi e ricercatori per mettere “ordine” nell’utilizzo dello smartphone quando si è in presenza del proprio partner:
- Decidere insieme dove e quando il cellulare non dovrebbe essere presente: la camera da letto, per esempio; oppure quando si consumano i pasti insieme
- Prendere consapevolezza del fatto che il suono delle notifiche può innescare il nostro desiderio di controllare il messaggio/la mail.
- Parlare apertamente e serenamente con il proprio partner di quanto ci irrita la sua disattenzione a causa dello smartphone.
- Quando non possiamo fare a meno di dare almeno un’occhiatina allo schermo, spiegare al partner cosa stiamo facendo e perché, coinvolgendolo, quindi, in quanto stiamo facendo.
Sembrano strategie banali, ma in realtà non lo sono, se pensiamo a quanto tendiamo a essere poco consapevoli del tempo che rubiamo alla relazione proprio a causa del nostro scriteriato utilizzo dello smartphone. Per concludere, ancora una volta, sottolineiamo l’importanza di una comunicazione chiara e franca per la serenità della nostra relazione.
Riferimenti bibliografici:
Mills, A., Astle, D. (2017-01-03). The first use of the word phubbing. YouTube.
Pearson, C. (2013). The insidious habit that can hurt your relationship. The New York Times.
https://www.stateofmind.it/2024/04/phubbing-danneggiare-relazioni/
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