Tra i 9 e i 12 anni si verificano delle trasformazioni nel fisico e nei comportamenti che preludono l’adolescenza. Si intravedono i primi segni di una meravigliosa metamorfosi . “il bruco si è svegliato dal letargo e sta facendo dei movimenti che preludono all’autonomia, ma ancora non è una farfalla …”
Il primo grande cambiamento del nostro preadolescente è “un corpo che cambia”. E per quanto i ragazzi siano pronti a livello teorico a questi cambiamenti, vedere il proprio corpo trasformarsi crea non pochi problemi. Questa è una fase di incertezza, indecisione, nella quale spesso, i cambiamenti sono vissuti in modo distorto, oscillando tra l’idea di corpo troppo grande e un corpo troppo piccolo.
Nonostante il percorso sia molto personale e variabile da individuo, esistono alcune coordinate fondamentali che caratterizzano l’evoluzione interiore di ognuno di noi e che ciascuno affronta a suo modo, secondo i mezzi genetici, ambientali, affettivi, intellettuali di cui dispone.
Per tutti l’avvicinarsi della pubertà coincide con un evento psicologico di grande rilievo. Proprio nel momento in cui lo sviluppo fisico compie uno straordinario balzo in avanti, nell’inconscio avviene un movimento opposto: una regressione alle fasi iniziali della vita psichica, come se, prima di andare oltre, fosse necessario chiudere il bilancio precedente, saldando i conti rimasti in sospeso.
E’ la fase del tutto che cambia.
Le trasformazioni fisiche iniziano in questa fase e continuano anche dopo, possono essere accolte bene o male, a seconda di quanto vengono subite. Le prime mestruazioni, le prime eiaculazioni, i caratteri sessuali secondari ecc possono essere percepiti come dei corpi estranei, sfuggenti al proprio controllo.
E’ facile comprendere allora perché si possono avere improvvise timidezze, chiusure, preoccupazioni per il proprio corpo . Perdere il proprio corpo infantile infatti “significa perdere la sicurezza di un corpo che si è imparato a conoscere “.
Le reazioni degli adulti poco sensibili e poco attenti possono determinare notevoli conseguenze soprattutto nel passaggio dalla dipendenza all’autonomia. Il ragazzo cerca l’autonomia ma non è pronto per essere autonomo del tutto; vorrebbe non subire interferenze dai propri genitori, ma si lamenta se non ha attenzioni , ricercandone quindi approvazione.
Il rapporto con i genitori diventa difficile, soprattutto con la madre, perché viene avvertita come figura che interferisce con la separazione ed autonomia .

Come aiutarlo allora a conquistare la propria indipendenza e autonomia ?
Sicuramente mostrare un atteggiamento di fiducia nei confronti del proprio figlio, premia sempre. Fargli sentire quindi, che puo’ sperimentarsi, in un ambiente protetto, provando senza essere abbondato a se stesso. Condurlo, affiancandolo, quindi verso la crescita.
Anna Oliviero Ferraris, nel libro Il terzo Genitore, individua nei punti che seguono degli spunti di riflessione in grado di fornire aiuto ai genitori :

approvazione degli spazio familiari: A 10/12 anni si avverte l’esigenza di avere in casa i propri spazi, definiti e delimitati. La chiusura a chiave indica il desiderio di intimità e voglia di stare soli. E’ bene, per quanto possibile riconoscere questa esigenza.
spostamenti in città: Se non ci sono rischi, di giorno, è utile favorire gli spostamenti in città del ragazzo. Muoversi in autonomia fa bene e crea benessere.
il rapporto con il corpo: Aumenta l’esigenza di avere il controllo sul proprio corpo e gestire in modo autonomo abbigliamento, trucco, capigliatura ecc. Alcune libertà possono e devono essere assecondate, altre no (sigarette, alcool ecc) .
attività culturali e tempo libero: conoscere quello che il figlio fa e chi conosce, non solo nel mondo reale, ma anche in quello virtuale che potrebbe essere notevolmente dannoso e pericoloso (chat, social ecc)
la natura delle relazioni: i legami tra ragazzi sono un indicatore importante di autonomia, poiché attraverso il gruppo dei pari e progressivamente i figli si svincolano dalla famiglia. In alcuni casi, il gruppo di pari assume così tanta valenza che potrebbe sostituirsi alla famiglia vera e propria.
la gestione dei soldi: al fine di ottenere autonomia e responsabilità, la gestione dei soldi, è importante. Alcune spese possono essere libere, altre no. La supervisione è necessaria.
compiti a casa: Arrivati a questa età, i ragazzi hanno imparato un loro metodo di studio. E’ essenziale che siano loro stessi a fare i compiti ed organizzare le materie, il tempo e lo studio. I genitori forniscono suggerimenti e supervisione, ma non devono sostituirsi ai propri figli.
la gestione del tempo: gli orari strutturano la vita quotidiana e servono per adattarsi. Una cattiva gestione del tempo puo’ significare una mancata interiorizzazione delle regole. Ci deve essere un orario per alzarsi, andare a scuola, pranzare, fare i compiti, fare sport, uscire, cenare ed andare a letto.
la riservatezza e la segretezza: non raccontare tutto ai propri genitori è normale in questa età, ed anche qualche bugia ed omissione devono essere comprese, sempre con attenzione però. L’uso del diario segreto è fondamentale e deve essere rispettato in quanto strumento per delineare i confini familiari.
partecipazione alla vita familiare: includere i figli nelle decisioni di vita familiare (viaggi, vacanze ecc) indica che si tiene conto del loro punto di vista e del loro parere
progettualità: la progettualità fa bene alla vita. I progetti consentono di attivare l’energia in nostro possesso ed indirizzarla verso il raggiungimento dell’obiettivo. Capire quello che il ragazzo vorrebbe fare e sostenerlo nelle sue scelte e nei suoi progetti e un modo per comunicare che crediamo in lui e nelle sue capacità.

Bibliografia consigliata

Oliverio Ferrari, Crescere
Alberto Pellai, E ora basta ! I consigli e le regole per affrontare le sfide e i rischi dell’Adolescenza, ed. Kowalski
D. Marcelli Il Bambino Sovrano
Fabio Veglia e Rossella Pellegrini, C’era una volta la prima volta: come raccontare il sesso e l’amore a scuola, in famiglia, a letto insieme, ed. Erickson
D.J. Siegel, La mente adolescente

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